Come già avvenuto per l’amministratore delegato Silvano Morandi e per il vice-presidente Raimondo Besson, il Tribunale del Riesame di Roma ha annullato venerdì pomeriggio l'ordinanza del GIP di Latina che, su richiesta della Procura, aveva disposto gli arresti domiciliari per l’ex presidente Paride Martella e per l’attuale consigliere di amministrazione Luois Marie Pons, per i quali lo stesso GIP aveva comunque già revocato la misura restrittiva. L'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare non significa ovviamente che l'intera inchiesta sia destinata a dissolversi. Specie se le motivazioni, ancora non note, riguarderanno solo aspetti formali o procedurali. In ogni caso, è un bel colpo a favore della difesa degli indagati secondo cui “l’impianto accusatorio è destinato a crollare”. Un esempio eclatante sarebbe quello relativo alle contestazioni di aver addebitato ad Acqualatina costi estranei alla società, relativi agli anni 2002 e 2003, attraverso l'emissione di fatture da parte di alcune società che formavano la parte privata del gestore delle risorse idriche. Ai giudici del Riesame le difese hanno consegnato la copia di due sentenze emesse dalla Commissione tributaria di Latina, ad ottobre 2007, con cui viene definita regolarmente documentata la spesa di Acqualatina per il pagamento delle fatture con la relativa detrazione in sede fiscale. A corollario delle motivazioni presentate nel ricorso, i difensori hanno sollevato anche una serie di questioni formali e procedurali relative alla gestione dell'inchiesta. In attesa degli ulteriori sviluppi, alla luce della decisione del Riesame non è escluso che tre dei sei indagati, vale a dire Morandi, Besson e Pons, per ora dimessisi dall’incarico, possano tornare addirittura a ricoprire il loro ruolo all’interno del consiglio di amministrazione di Acqualatina, dove al momento sono rimasti in carica solo i rappresentanti di parte pubblica. La vicenda resta comunque in progressiva evoluzione e non è facile fare previsioni. Intanto Legambiente e i comitati provinciali per il ritorno alla gestione pubblica del servizio idrico chiedono addirittura lo scioglimento della società pubblico-privata e tornando ad esprimere perplessità sul comportamento della Segreteria Tecnico Operativa, l’organismo dell’Ambito Territoriale in cui opera appunto Acqualatina, che non avrebbe effettuato, a loro dire, i dovuti controlli attribuitigli dalla legge a tutela dei soci di parte pubblica e dunque dei cittadini-clienti. La questione, per quanto riguarda esclusivamente le considerazioni di natura politico-istituzionale, sarà inoltre dibattuta nel consiglio provinciale già convocato per lunedì prossimo 18 febbraio.