Ritorna agli onori della cronaca la Sican srl, una societ abruzzese di recupero crediti incaricata dal Comune di Fondi di occuparsi della riscossione di multe non pagate, il cui operato aveva destato alcune perplessit gi nei mesi scorsi.La questione tornata dattualit perch nei giorni scorsi il Giudice di Pace di Terracina, Eugenio Fedele, ha emesso una sentenza che far senzaltro discutere. In relazione al ricorso di un automobilista per una multa fatta dalla Polizia Municipale appunto di Fondi, il Giudice ha infatti stabilito che il Comune non ha alcun diritto di far inviare atti, intimidazioni e diffide da soggetti terzi che non siano quelli espressamente previsti dalla normativa vigente. Il ricorrente un 49enne di Terracina, a quanto parte un agente della Guardia di Finanza, che nel gennaio scorso aveva ricevuto dalla Sican Srl un atto di costituzione in mora, con il quale si chiedeva il pagamento di circa 437 euro per uninfrazione al codice della strada avvenuta nellestate 2006. Il Giudice di pace ha accolto il ricorso ritenendo irrituale il sistema adottato dal Comune di Fondi e ingiustificati i pretesi pagamenti per i diritti accessori. Ma la sentenza andata addirittura oltre. Sempre secondo il Giudice di Pace, gli atti hanno avuto infatti una valenza intimidatoria tale da determinare preoccupazioni e angoscia. E a tal proposito il Comune di Fondi e la SICAN sono stati condannati a pagare mille euro allautomobilista ricorrente quale forma di risarcimento per il danno esistenziale subto a seguito della richiesta di pagamento. La notizia di questa sentenza, che potrebbe aprire la strada ad altri ricorsi, stata accompagnata da prevedibile clamore anche perch sarebbero centinaia le persone che hanno ricevuto le stesse richieste di pagamento. Come detto, delle ingiunzioni inviate dalla Sican si parlato gi in passato, ed in particolare nel dicembre scorso quando lo stesso Giudice di pace era stato gi chiamato ad esprimersi a riguardo. Era stato evidenziato, tra laltro, che nei solleciti di pagamento non per indicato latto da cui scaturisce il mandato ricevuto dal Comune. Cerano comunque altre anomalie denunciate dai destinatari. Non convinceva, per esempio, il termine perentorio dei dieci giorni entro cui provvedere al saldo del presunto debito. Cos come il fatto che lufficio della societ di recupero credito fosse aperto al pubblico solo tre giorni al mese. Cera poi la questione delle spese aggiuntive, ammontanti a una decina di euro, da riconoscere per costi di gestione delle pratiche. Elementi che avevano insomma fatto presumere, ai ricorrenti, lillegittimit delle ingiunzioni. A riguardo, per, non si era fatta attendere la replica dellamministratore delegato della contestata societ con sede a Chieti, il quale aveva innanzitutto chiarito che la costituzione in mora inviata un atto stragiudiziale che il presunto debitore pu anche ignorare, trovandosi per costretto in questa maniera a ricorrere alla giustizia ordinaria con la possibilit, se non la certezza, di dover pagare oltre alla multa anche interessi, sanzioni e spese legali di gran lunga superiori alle maggiorazioni richieste nei suddetti solleciti. Per quanto riguarda il mancato riferimento alla delibera comunale con cui la societ stata incaricata, lamministratore si era difeso dicendo che non risulta sia obbligatorio indicarlo nelle diffide inviate agli utenti; mentre per quanto riguarda lapertura degli uffici al pubblico per soli tre giorni al mese, aveva chiarito che comunque operativo un call-center disponibile a dare ogni chiarimento per dodici ore al giorno, dal luned al venerd. Tra le principali contestazioni, comunque, cera poi il ruolo dei cosiddetti agenti di recupero che si sarebbero recati anche a casa dei presunti debitori, per un incasso domiciliare relativamente al quale si attendono chiarimenti.
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a cura di La Redazione
pubblicato il 16/06/2008 Ore 13:00