Restano in carcere i cinque albanesi arrestati circa tre settimane fa dalla Polizia di Fondi con laccusa di associazione a delinquere finalizzata al compimento di furti e rapine, alla ricettazione, al riciclaggio e, in alcuni casi, anche allo sfruttamento della prostituzione e alla riduzione in schiavit di ragazze dellEuropa orientale, tra cui anche alcune minorenni.Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Roma al quale giunta una nuova ordinanza di custodia cautelare, richiesta ed ottenuta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che conduce la relativa inchiesta. Un provvedimento adottato dai magistrati del capoluogo campano anche per ovviare alle eccezioni di incompatibilit territoriale avanzate dai legali degli indagati. Gli avvocati Mastrobattista, Basile, Di Fazio, Di Perna e Grassi hanno fatto riferimento in particolare ad un articolo del Codice di Procedura Penale che indica come responsabile dei provvedimenti il giudice del luogo dove stato commesso il reato pi grave. In sostanza i legali avrebbero obiettato il fatto che a condurre le indagini sia stata la DDA di Napoli mentre la competenza del caso spetterebbe a quella di Roma o a quella di Torino. Centrale nelle eccezioni presentate anche la sussistenza del reato di associazione a delinquere, che secondo gli avvocati non sussisterebbe. Uneccezione che se riconosciuta potrebbe mettere in discussione anche il ruolo della DDA che si sarebbe mossa al di fuori della sue competenze territoriali applicando una norma sussidiaria visto che secondo l'accusa si tratterebbe di reati che trascendono i confini nazionali. Non sarebbe infatti chiaro in quale localit del territorio italiano abbia avuto sede il sodalizio criminale. Con la nuova ordinanza di custodia cautelare, scaturita anche da una sorta di dossier di una trentina di pagine, bisogna per ricominciare tutto liter del procedimento penale. Prima con i nuovi interrogatori di garanzia e poi con la probabile seconda istanza al Tribunale del riesame, questa volta di Napoli. Proprio il capoluogo campano sarebbe stato il terminale dei malviventi per lo smistamento degli oggetti che nel corso degli ultimi due anni sono stati trafugati in decine di ville ed appartamenti di Fondi, Terracina, Lenola, Itri e Monte San Biagio. Ulteriore accertamenti sono poi in corso relativamente al filone della prostituzione visto che almeno due degli arrestati sono accusati di aver costretto alla prostituzione ragazze dellest Europa fatte giungere in Italia con la falsa promessa di un lavoro onesto. L'attivit principale della banda, come detto, riguardava per i furti in casa. Gli albanesi arrestati erano, in qualche maniera, insospettabili, perch regolari in Italia e con una vita a prima vista tranquilla, considerato che di giorno lavoravano come elettricisti, facchini o manovali. Con loro era finita in manette anche una rumena ufficialmente collaboratrice domestica. Vivevano tutti nel centro storico di Fondi e mantenevano un profilo, per cos dire, basso; con uno stile di vita apparentemente normale. Di notte, invece, avrebbero compiuto razzie nelle abitazioni, soprattutto del litorale di Fondi ma anche nella campagne dei centri circostanti. Vestiti di nero e a piedi scalzi, entravano nelle case e arraffavano quanto possibile anche in presenza dei proprietari solitamente narcotizzati. Dai soldi ai gioielli, dagli elettrodomestici ai computer. Ma soprattutto automobili di grossa cilindrata da ricettare poi all'estero. Un giro di affari illeciti che secondo gli inquirenti sarebbe ammontato ad almeno un milione di euro.
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a cura di La Redazione
pubblicato il 05/06/2008 Ore 13:02