C una corposa parte dedicata anche a Fondi, purtroppo, nel rapporto dell'Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalit nel Lazio, presentato ieri al Forum della Pubblica Amministrazione in fase di svolgimento alla Nuova Fiera di Roma.Nel documento si fa riferimento, in particolare, ad una ndrina calabrese e ad un clan camorristico campano, i cui insediamenti sul nostro territorio sono considerati stabili. Inoltre si torna a parlare di tentativi di condizionamento da parte della criminalit organizzata soprattutto delle attivit connesse al Mercato ortofrutticolo di viale Piemonte. Nel testo si riferisce esplicitamente di un MOF sotto assedio, insieme a molte aziende di distribuzione di prodotti ortofrutticoli e agro-alimentari. Concetti riportati gi nel recente passato, come per esempio in occasione della pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia, con relativa ferma presa di posizione della societ di gestione del centro agroalimentare allingrosso. Siano consapevoli dei rischi; e da tempo abbiamo predisposto ogni provvedimento amministrativo e tecnico per tutelare legalit e trasparenza, in pieno accordo con la magistratura e le forze dellordine avevano sostanzialmente dichiarato gli amministratori della struttura fondana. Quello che vorremmo evitare aveva in particolare detto il presidente del consiglio di amministrazione della MOF Spa, Pino La Rocca - che si faccia di tutterba un fascio, gettando unombra malefica e mettendo sottaccusa indiscriminatamente un intero settore economico che a frutto di grandi sacrifici, in questo periodo di crisi economica, rimane il volano delleconomia di un intero comprensorio. Non dimentichiamo che quando si parla di MOF ci si riferisce a centinaia di operatori commerciali, a decine di cooperative agricole ed a migliaia di titolari di aziende agricole, nonch ad una moltitudine di piccole e medie imprese artigiane ed industriali che costituiscono lindotto del settore agroalimentare. Generalizzando, come troppo spesso si fa, si ottiene il solo risultato di mettere in crisi questa economia e questi imprenditori che sono nella quasi totalit persone oneste che lavorano e che non debbono essere confuse con chi invece svolge attivit criminose. Nel rapporto dellosservatorio regionale si fa comunque riferimento anche ai settori del commercio pi in generale, alledilizia e agli appalti di opere e servizi pubblici, oltre che naturalmente allo spaccio di droga e allusura. Un riferimento riguarda lormai nota Operazione Damasco che a febbraio ha portato in carcere quattro persone proprio a Fondi. Prevedibile il richiamo anche alle presunte pressioni sulle amministrazioni comunali e allinsediamento della commissione daccesso che, oltre appunto a Fondi, ha riguardato anche Nettuno ed Ardea. Elementi preoccupanti in tal senso vengono segnalati anche a Pomezia, Formia e Minturno. Ampliando lo sguardo allintero Lazio, dal rapporto dellOsservatorio emerge che sono oltre sessanta le cosche operanti tra Roma, Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina, associate principalmente a 'ndrangheta, camorra, sacra corona unita e Cosa Nostra; e ben 300 le persone residenti nel Lazio, associate o collegabili alle organizzazioni criminali di altre regioni. In provincia di Latina, in particolare, sono quattordici le organizzazioni criminali individuate. Alla presentazione dell'indagine, avvenuta come detto ieri a Roma nel corso del Forum sulla Pubblica Amministrazione, erano presenti il presidente della Regione Piero Marrazzo, quello dello stesso Osservatorio Enzo Ciconte, e i due magistrati Raffaele Cantone e Alberto Cisterna. Secondo la mappa geo-economica dei gruppi criminali operanti sul territorio della nostra Regione, l'insieme del tessuto amministrativo e politico nella maggioranza dei comuni laziali ha mostrato una buona tenuta, anche se, soprattutto in alcuni comuni delle Province di Roma, Frosinone e Latina, i tentativi di infiltrazione nella macchina amministrativa e politica sono in atto da tempo, e avvengono attraverso l'arrivo di insospettabili figure imprenditoriali, soprattutto nei settori dell'edilizia e del commercio, che stabiliscono rapporti collusivi con il personale politico e amministrativo locale. Secondo i dati diffusi, su 378 comuni laziali sarebbero una cinquantina quelli dove risultano attivit della criminalit. L'Osservatorio ha specificato che i dati risultano inferiori a quelli reali, in quanto le associazioni criminali sono legate al luogo dorigine cui fanno riferimento. Oltre ai vari clan delle pi note mafie, come la Camorra, l'ndrangheta e Cosa Nostra, il territorio laziale stato scelto anche da altre organizzazioni criminali di matrice romena, cinese, nigeriana e russa. I vari clan - spiega l'Osservatorio in specifiche tabelle - non sono in conflitto tra loro, piuttosto convivono e fanno affari insieme, specie nei settori del traffico di stupefacenti e di armi. Ci fa supporre l'esistenza di una sorta di camera di composizione dei conflitti, che regola gli interessi tra clan e svolge il ruolo di cabina di regia delle attivit criminali. Oltre allo smaltimento di rifiuti, ai traffici di armi e di stupefacenti e all'usura, le organizzazioni criminali fanno affari anche nei nuovi Centri commerciali: dall'indagine risulta, infatti, che molti negozi sono di propriet della Camorra. Bisogna fare rete tra Stato ed Enti Locali per promuovere la legalit, affermare i valori e i princpi, difendere i diritti e imporre i doveri; e non solo correre dietro alle notizie di cronaca nera ha dichiarato, tra laltro, il presidente della Regione Marrazzo.
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a cura di la Redazione
pubblicato il 14/05/2008 Ore 17:12