Potrebbe arrivare già prima di Pasqua un’indicativa valutazione del lavoro svolto presso il Comune di Fondi dalla commissione prefettizia d’accesso e accertamento, insediatasi a metà febbraio per verificare l’eventuale condizionamento di atti amministrativi da parte di esponenti della criminalità organizzata.Nei prossimi giorni i cinque membri dell’organismo di controllo dovrebbero infatti incontrare il Prefetto di Latina Bruno Frattasi per fare il punto sull’attività compiuta in questo primo mese. Come già riferito in diverse occasioni, le verifiche dei commissari hanno riguardato tutti i settori dell’amministrazione. Dalla pianta organica del personale ad alcune gare d’appalto, dai mandati di pagamento al rilascio di residenze anagrafiche, dalla gestione delle risorse finanziarie dei vari assessorati agli incarichi professionali e di consulenza. La commissione d’accesso ha a disposizione tre mesi di tempo per concludere il suo lavoro, e dunque fino a metà maggio. In linea teorica potrebbe terminarlo però in anticipo, così come potrebbe chiedere una proroga. Qualora riscontrasse condizionamenti di atti amministrativi da parte della criminalità, proporrebbe naturalmente lo scioglimento del consiglio comunale. In attesa degli esiti della sua attività, prosegue intanto anche il lavoro dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che sin dall’autunno 2006 hanno aperto un fascicolo d’indagine per presunta corruzione e abuso d’ufficio e che quasi per caso sono poi finiti a scoprire un presunto giro d’usura aggravata da modalità mafiose che, come ormai noto, ha portato in carcere quattro persone residenti a Fondi. A due di loro, un commerciante di 37 anni e un geometra di 48, il Tribunale del Riesame ha concesso gli arresti domiciliari. Restano invece in carcere, a Pesaro e a Lanciano, il 72enne ex imprenditore ortofrutticolo di origini calabresi e il 39enne fondano agente immobiliare. In questa delicata indagine, relativa anche al presunto condizionamento di aste giudiziarie, si è inserito nei giorni scorsi un altro inquietante episodio. Vale a dire l’incendio dell’auto di proprietà di un impiegata comunale, sorella fra l’altro del presidente del consiglio Giorgio Fiore e, soprattutto, moglie di uno dei soci di una rivendita di pellicce, vittima, a quanto risulta, proprio del presunto giro di usura mafiosa scoperto nell’ambito dell’ormai nota operazione “Damasco”. Un fatto finito dunque al vaglio anche dei magistrati della DDA Curcio e De Martino. La donna avrebbe comunque riferito di non avere ricevuto intimidazioni di alcun genere e quindi di non sapersi spiegare l’atto incendiario. In attesa di avere ulteriori conferme tecniche sull’origine dolosa del rogo che ha distrutto la sua Twingo, le ipotesi investigative non escludono comunque alcuna pista. Compresa quella della chiara ritorsione da parte di persone collegate a qualcuno degli indagati finiti in carcere anche in virtù della denuncia del marito dell’impiegata comunale. La vicenda alimenta in ogni caso ulteriore allarme in una città che attende di capire l’esatta portata della presenza criminale nel suo tessuto socio-economico.
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a cura di La Redazione
pubblicato il 18/03/2008 Ore 18:04