A tale data è stato infatti fissato il processo con rito abbreviato concesso ieri mattina dal Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Latina Tiziana Coccoluto, che ha accolto la richiesta dell’avvocato difensore Claudio Sgambato. Si tratta, come noto, di un cosiddetto rito alternativo premiale che, in caso di condanna, prevede una pena scontata di un terzo. L’imputato rinuncia, insomma, alle garanzie proprie del dibattimento ordinario e accetta di essere giudicato in base agli atti raccolti fino a quel punto dagli inquirenti, contenuti nel cosiddetto fascicolo del Pubblico Ministero. Inoltre decide sostanzialmente di privarsi della possibilità di appellare la sentenza, visto che sono notevoli i limiti per il ricorso ad un giudizio di secondo grado. Proprio in virtù di questo contributo diretto all’accorciamento dei tempi della giustizia, si vedrà ridurre di un terzo l’eventuale condanna a suo carico. Secondo quanto si è appreso, Gaudino dovrà rispondere di omicidio volontario (la cui pena massima è compresa tra i 21 e i 24 anni) e non più di omicidio premeditato aggravato da futili motivi, per il quale è prevista invece anche la pena massima dell'ergastolo. Sarebbe venuta meno anche l’imputazione di tentato omicidio per quanto riguarda il ferimento della sua ex compagna, Maria Carmencita, e del fratello di lei Giuseppe, che avevano accompagnato la vittima la sera del delitto. In questo caso il giovane campano sarà infatti imputato per lesioni. La difesa punta a dimostrare, sulla base di una perizia di parte eseguita da uno psichiatra del Policlinico di Caserta, che al momento dell’omicidio Gaudino era parzialmente incapace di intendere e di volere. Sostiene inoltre che il giovane era stato minacciato più volte dalla vittima, i cui familiari si sono intanto prevedibilmente costituiti parte civile. Come forse si ricorderà, la tragedia si consumò in un monolocale al pian terreno di via Tempio di Iside. Guadino colpì con quattro coltellate, di cui una mortale al cuore, Luciano De Lucia, e ferì gravemente all’arteria femorale la sua ex fidanzata e figlia della vittima, Maria Carmencita appunto. La ragazza fu strappata alla morte grazie al pronto intervento dell’equipe di chirurgia dell’ospedale di Fondi diretta dal dottor Giovanni Baiano. Il fratello 19enne Giuseppe fu invece ferito solo in maniera lieve. I tre sarebbero giunti a Fondi - dove Guadino risiedeva dopo aver trovato lavoro come cuoco presso un ristorante del litorale - per riprendere vestiti ed oggetti che la ragazza aveva lasciato nell’appartamento condiviso con lui prima della rottura della loro relazione. Una volta presso l’abitazione ci fu presumibilmente una colluttazione cui seguirono i fatti di sangue. L’omicida fu arrestato qualche ora dopo dagli agenti del commissariato fondano di Polizia, allora diretto dal vice questore Alessandro Tocco, mentre camminava in stato confusionale nei pressi di via Diversivo Acquachiara. Rinchiuso inizialmente presso il carcere di Latina, da qualche settimana è stato trasferito in quello di Cassino.