Torna dattualit il caso giudiziario relativo alla morte di Paolo Galardo, il carabiniere ventunenne di Fondi che il primo novembre del 1998 fu trovato ucciso, insieme a due coetanee, a Lastra a Signa, un paese della provincia di Firenze dove prestava servizio.Non ci sono ancora certezze a riguardo, ma probabile che sul fatto venga aperta una nuova inchiesta della magistratura. Questo almeno quanto spera il padre Edipo, brigadiere anchegli dellArma, che non ha mai creduto alla ricostruzione avvalorata finora, quella cio secondo cui il giovane militare si tolse la vita dopo aver assassinato le due ragazze. Luomo combatte da dieci anni una disperata battaglia, praticamente solitaria, ed ha lanciato ripetuti appelli, rivolti, tra gli altri, ai Presidenti della Repubblica succedutisi in questo arco di tempo. Lultimo nel gennaio scorso al Presidente Napolitano, invitato a sostenere la necessit di riaprire linchiesta, anche in virt delle nuove tecniche investigative disponibili che potrebbero chiarire i numerosi lati oscuri della vicenda. Il caso al vaglio anche della Corte Europea dei diritti umani e, nel luglio scorso, stato oggetto altres di uninterrogazione parlamentare che quattro deputati della Rosa nel pugno hanno presentato ai Ministri della Giustizia, della Difesa e dellInterno affinch, ognuno ovviamente per quanto di competenza, facciano luce sulle decisioni assunte dalla Procura e dai Giudici per le indagini preliminari di Firenze e sulla condotta dei Carabinieri che svolsero le relative indagini. Come gi riferito in pi occasioni nei mesi scorsi, Edipo Galardo in sostanza convinto, sulla base di diversi riscontri, che suo figlio fu ucciso per aver scoperto un clamoroso traffico di droga e che le sue amiche furono ammazzate perch diventate testimoni scomode. Con incredibile tenacia riuscito anche a far riaprire linchiesta, inizialmente chiusa nel giro di pochi giorni senza che si effettuassero, tra laltro, autopsia, accertamenti balistici e scientifici di rito. Ma anche al termine della seconda serie di accertamenti gli inquirenti sono giunti alla stessa conclusione, quella cio di un suicidio seguito ad un duplice omicidio. Voglio che sia fatta giustizia e che questi tre ragazzi possano riposare finalmente in pace aveva detto fra laltro il brigadiere e spero che siano accertate una volta per tutte anche le responsabilit omissive dei vertici toscani dell'Arma nella conduzione delle indagini del 1998. Secondo luomo si insomma fatto di tutto per insabbiare il caso. E a tal riguardo elenca una lunga serie di incongruenze: dalle alterazioni della scena del delitto ai presumibili segni di soffocamento sul collo di Paolo, dalla mancata corrispondenza tra i colpi esplosi e i fori delle pallottole sui corpi delle vittime al vero e proprio giallo dellattribuzione della pistola di ordinanza del figlio, il cui numero di matricola risultato diverso da quello ritenuto effettivo e la cui ricevuta di consegna stata considerata manomessa. In questa durissima battaglia legale il Carabiniere, originario della Campania ma da anni residente a Fondi, stato assistito, oltre che dallavvocato fondano Ermanno Martusciello, da professionisti di fama nazionale. Tra loro il criminologo Francesco Bruno e lavvocato Nino Marazzita. Qualcuno potrebbe pensare che non accetto la morte di mio figlio, ma come genitore non me la sento di abbandonarlo perch mio dovere lottare fino in fondo sia per dimostrare che non un assassino come si cerca invece di far credere sia per riabilitare finalmente la sua memoria ha dichiarato il brigadiere alla notizia di questa possibile seconda riapertura dellinchiesta.
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a cura di la Redazione
pubblicato il 07/12/2007 Ore 15:04