Come era successo per il loro arresto, probabile che le cronache nazionali si occuperanno anche del processo a carico dei due presunti incendiari di Monte San Biagio finiti in carcere a met dellagosto scorso.In occasione della fissazione della prima udienza del procedimento penale, stabilita per il prossimo 14 dicembre presso il Tribunale di Terracina, gli avvocati difensori Angelo Palmieri e Maria Teresa Ciotti hanno infatti inserito nella lista delle persone da ascoltare come testimoni nientemeno che lattuale ministro di giustizia Clemente Mastella. Una decisione sicuramente singolare e per certi versi clamorosa, ma presumibilmente spiegabile col fatto che fu proprio il cosiddetto Guardasigilli a chiedere chiarimenti al Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma dopo che, a seguito di un precedente fermo avvenuto qualche giorno prima, uno dei due era stato scarcerato e laltro addirittura solo denunciato a piede libero. Secondo il pubblico ministero che si era occupato inizialmente del caso non cerano infatti gli estremi per la custodia in carcere. A seguito anche delle violente polemiche, come detto a livello nazionale, il capo della Procura della Repubblica di Latina Giuseppe Mancini dispose poco dopo la nuova carcerazione dei due. Si tratta di un pastore 53enne, sorpreso dal Nucleo Investigativo della Forestale mentre si presume stesse appiccando un incendio in localit Fontana San Vito, appunto a Monte San Biagio; e di un 38enne, sempre monticellano, considerato suo complice, in quanto visto mentre lo accompagnava a posizionare alcuni inneschi nei punti da incendiare. Mentre uno era in mezzo alla vegetazione a compiere il misfatto, laltro lo attendeva dunque in auto per raggiungere poi un altro punto del bosco da ardere. Questa almeno la ricostruzione degli investigatori, per giorni impegnati in attivit di monitoraggio anche notturna con visori a raggi infrarossi. A fungere da inneschi erano a quanto risulta degli zampironi visto che in un loro zaino, sequestrato al momento del primo blitz, ne furono trovati una ventina. Secondo quanto si appreso, i legali difensori sostengono per che il pastore voleva solo ripulire dalle sterpaglie una strada su cui non poteva pi passare, mentre il suo presunto complice si detto estraneo a qualsiasi atto incendiario dichiarando di aver accompagnato semplicemente lamico senza sapere cosa dovesse fare. Dopo liniziale clamore della vicenda, la loro carcerazione preventiva, in atto ormai da quattro mesi circa, ha intanto cominciato a sollevare qualche perplessit sulleffettiva sussistenza del pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato.
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a cura di la Redazione
pubblicato il 06/12/2007 Ore 14:34