Prime condanne nellambito del procedimento penale connesso alloperazione antidroga denominata Lazial Fresco che, come forse si ricorder, port allinizio del maggio scorso allesecuzione di quasi quaranta ordinanze di custodia cautelare in vari centri pontini tra cui in particolare proprio Fondi.Nel corso delludienza preliminare svoltasi marted davanti al GUP di Latina Nicola Iansiti, tre dei trentanove indagati, nessuno dei quali residente comunque nel nostro comprensorio, hanno infatti chiesto ed ottenuto il patteggiamento per pene che vanno dai tre ai cinque anni. Per quanto riguarda la posizione degli altri indagati, tra cui spiccano i titolari di due ditte di autotrasporti con sede a Fondi, il magistrato ha invece raccolto le eccezioni preliminari di incompatibilit territoriale e inutilizzabilit delle intercettazioni telefoniche e ambientali, sollevate dal numeroso collegio difensivo. Su di esse il Giudice scioglier la riserva nel corso della prossima udienza, gi fissata per il 9 novembre, quando decider anche sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Sostituto Procuratore Giancarlo Ciani. Come gi riferito in pi occasioni, loperazione Lazial Fresco ha consentito di smantellare un ingente traffico di sostanze stupefacenti per un volume daffari di almeno un milione di euro. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati ben ottanta chili di hascisc e quaranta di cocaina e, attraverso appunto le intercettazioni telefoniche ed ambientali, stato possibile risalire a consegne di droga che dal Sud-America, in particolare dallArgentina, arrivava via aerea o via mare in Spagna. Da qui giungeva nel sud-pontino attraverso i collegamenti con i porti di Gaeta e Civitavecchia o, attraverso il trasporto su strada. In alcuni casi la sostanza stupefacente era nascosta tra carichi di frutta e verdura destinati ufficialmente al Mercato Ortofrutticolo di Fondi. Proprio il nostro comprensorio risultato, fra laltro, tra le zone pi interessate dalloperazione, visto che vi risiedono dodici delle trentanove persone coinvolte. Oltre alla droga vennero sequestrati numerosi documenti ed alcuni congegni elettronici presumibilmente utilizzati per rilevare la presenza di spie e microchip. Dalle intercettazioni inoltre emerso che i vari indagati, sospettando evidentemente di essere sotto controllo, cambiavano i loro numeri di telefono ogni due-tre giorni e utilizzavano nelle loro comunicazioni una sorta di codice cifrato in cui ad ogni lettera corrispondeva un numero.
Articolo
a cura di la Redazione
pubblicato il 18/10/2007 Ore 13:30