Luigi Gaudino - il 23enne, anch’egli originario del piccolo comune in provincia di Caserta, responsabile del delitto – sarà infatti sottoposto ad una perizia per stabilire se al momento del fatto era in grado di intendere e volere. La consulenza neuropsichiatria è stata disposta ieri dal giudice per le indagini preliminari di Latina Giuseppe Cario che ha accolto la richiesta dell’avvocato difensore Claudio Sgambato. Gaudino, che inizialmente si era avvalso della facoltà di non parlare e che circa un mese dopo il delitto ha chiesto egli stesso di essere interrogato dagli inquirenti, resta intanto rinchiuso nel carcere del capoluogo pontino dove si trova sin dalla notte del drammatico episodio, quando fu arrestato dalla Polizia mentre camminava in stato confusionale in via Diversivo Acquachiara. Oltre alla perizia c’è da registrare anche un’altra novità. Una vicina avrebbe infatti riferito di aver assistito ad una telefonata avvenuta poco prima dell’omicidio in cui la vittima avrebbe minacciato il giovane. Una deposizione che sarà ovviamente vagliata dai magistrati e che la difesa spera possa servire a confutare l’ipotesi della premeditazione aggravata da futili motivi, avanzata invece dalla Procura. Come si ricorderà, la tragedia si è consumata in un monolocale al pian terreno di via Tempio di Iside. Gaudino colpì con quattro coltellate, di cui una mortale al cuore, De Lucia, e ferì gravemente all’arteria femorale la sua ex fidanzata e figlia della vittima, Maria Carmencita. La ragazza fu strappata alla morte grazie al pronto intervento dell’equipe di chirurgia dell’ospedale di Fondi. Il fratello 19enne Giuseppe fu invece ferito solo in maniera lieve. I tre erano giunti a Fondi, dove Gaudino risiedeva in quanto impiegato come cuoco presso un ristorante del litorale, per riprendere vestiti ed oggetti che la ragazza aveva lasciato nell’appartamento condiviso con lui prima della rottura della loro relazione.