Ricorre oggi il ventennio della prematura morte di due coniugi fondani, Antonio Marzano e Bernardina D'Urso e della signora Teresa Leggi, deceduti il 19 Ottobre 1991 a seguito di un violento nubifragio.La signora Leggi col suo motorino si era recata quel fatidico giorno a far visita ai coniugi Marzano, i quali si offrirono a fronte del temporale imminente di riaccompagnare in auto la donna presso la sua abitazione in localit Querce, nelle vicinanze della Chiesa di Sant'Antonio.
Mentre si apprestavano a salire sulle Querce, dato che il temporale si andava intensificando, i tre in un primo momento ritennero pi prudente aspettare il momento pi propizio per scendere dalla macchina. In seguito la situazione degener e quando i tre scesero dall'auto per cercare riparo, sotto gli occhi degli abitanti della zona impotenti e impossibilitati ad intervenire, vennero travolti da un'ondata di acqua e detriti proveniente dal pede montano.
Nonostante gli scavi effettuati nel tentativo di ritrovare le vittime sul sito interessato, i corpi dei poveri malcapitati furono ritrovati giorni dopo al largo di San Felice Circeo.
Una tragedia che chiede a gran voce di non essere dimenticata,soprattutto in virt del calvario personale dei figli delle vittime che, allora ancora giovani, hanno dovuto cavarsela da soli e per anni e anni hanno lottato per un risarcimento morale.
Si era infatti aperto un contenzioso che vedeva al centro i francescani della Chiesa di Sant'Antonio e la Provincia e che si era concluso in primo grado con la condanna di entrambi al pagamento di un risarcimento ai parenti delle vittime, per ora congelato in attesa del secondo grado di giudizio, previsto per il 2014.
Un ulteriore amaro rinvio di questa vicenda tragica, che magari avrebbe avuto un epilogo diverso se il canale di contenimento dell'acqua piovana fosse stato preventivamente rafforzato in modo da consentire il corretto e stabile deflusso dell' acqua proveniente dalla montagna. O se si fosse intervenuto per decollocare i ponticelli abusivi usati dagli abitanti della zona per accedere alle proprie case, che agendo come una sorta di tappo a pressione hanno anch'essi impedito all'acqua di defluire.
Nonostante il canale sia stato messo in sicurezza dal Consorzio di Bonifica ormai da anni e nonostante l'avvenuto riconoscimento dei danni morali, i figli delle vittime chiedono a gran voce di non essere dimenticati e di essere supportati dalle istituzioni.
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a cura di La Redazione
pubblicato il 19/10/2011 Ore 13:00