Tutti assolti, niente corruzione in Procura. Ieri, davanti al giudice per ludienza preliminare del Tribunale di Perugia, Claudia Matteini, sono cadute tutte le accuse a carico dellex procuratore aggiunto della Repubblica di Latina, Francesco Lazzaro, del cancelliere Quirino Leomazzi, dellex assessore di Fondi, Riccardo Izzi, e di Giuseppe Canale, barbiere di Monte San Biagio.Il procedimento era nato dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Roma su Fondi, linchiesta denominata Damasco. Nel 2005 i carabinieri avevano iniziato a compiere accertamenti su una presunta associazione mafiosa operante in provincia di Latina e successivamente avevano intercettato delle telefonate tra alcuni sospettati e lallora assessore Izzi. Pedinando il barbiere Canale, i militari si erano convinti che, anche in cambio di una semplice cassa di frutta, il barbiere riuscisse ad avere da un magistrato della Procura, laggiunto Francesco Lazzaro, e da un cancelliere, Quirino Leomazzi, informazioni riservate su indagini in corso a carico di Izzi e non solo. Il caso venne girato alla Procura della Repubblica di Perugia, competente per le indagini riguardanti i magistrati di Latina, vennero effettuati pedinamenti e intercettazioni ambientali, e inizialmente gli inquirenti umbri avevano chiesto larchiviazione. Il gip aveva per disposto nuove indagini e alla fine il pm Giuseppe Petrazzini aveva chiesto il rinvio a giudizio dei quattro imputati, ipotizzando la corruzione in atti giudiziari. In particolare, secondo il pm Petrazzini, tra il 19 e il 26 marzo 2007, Izzi aveva chiesto a Canale di ottenere notizie in Procura su indagini che lo riguardavano, rivolgendosi al cancelliere Leomazzi, definito lamico piccolo, e al procuratore aggiunto Lazzaro, chiamato da loro lamico grande. Sempre secondo laccusa, Canale avrebbe assolto a tale compito, consegnando in cambio al cancelliere e al magistrato due buste di spesa e tre casse di frutta. Ieri, davanti al giudice Matteini, lavvocato Renato Archidiacono ha chiesto per lex procuratore aggiunto un processo con rito abbreviato, sostenendo lestraneit del magistrato alle accuse, mentre il pm ha chiesto per Lazzaro la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione. Leomazzi ha invece rilasciato delle spontanee dichiarazioni, sostenendo che le interrogazioni che aveva fatto ai terminali della Procura, a lui contestate, le aveva fatte perch gli era stato chiesto da Lazzaro. Izzi ha poi sostenuto che, lavorando la figlia di Canale in un suo supermercato e sapendo delle amicizie del barbiere in Procura, aveva chiesto a Canale di avere notizie sugli incendi di due auto che lui aveva subto. A battere sullinsussistenza dellipotesi di corruzione sono quindi stati i legali di Leomazzi, Izzi e Canale, ovvero gli avvocati Giulio Mastrobattista, Pasquale Lattari e Maria Antonietta Cestra, che si sono cos opposti alla richiesta di rinvio a giudizio per i loro assistiti avanzata dal pubblico ministero. Il giudice Matteini, dopo un paio dore di camera di consiglio, ha letto quindi il dispositivo della sentenza e assolto i quattro imputati perch il fatto non sussiste. Una decisione che toglie ogni macchia dallex procuratore aggiunto Lazzaro, dal cancelliere Leomazzi, dallex assessore Izzi e dal barbiere Canale.
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a cura di C. Pistilli - La Provincia
pubblicato il 23/06/2011 Ore 13:02