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Processo Damasco 2: ascoltati ieri il collaboratore di giustizia Michele Persechino e lispettore della Dia Stefano Esposito. La prima testimonianza ha riguardato lattentato dinamitardo del 1995 ai danni dellimprenditore fondano Mario Izzi, la seconda il contenuto delle agende e dei bigliettini da visita sequestrati a Venanzio Tripodo al momento dellesecuzione dellordinanza cautelare che lo ha portato in carcere con laccusa di associazione mafiosa che lo vede imputato in questo processo.Ludienza di ieri iniziata con le contestazioni del collegio difensivo sullopportunit di esaminare il collaboratore di giustizia, ad integrazione probatoria del Pm Maria Cristina Palaia, dopo che lo stesso, il 23 febbraio del 2010, era stato ascoltato dal medesimo pubblico ministero nellambito di un diverso procedimento giudiziario. Ma il Tribunale ha respinto tutte le eccezioni degli avvocati. Stesso esito per le contestazioni relative alla deposizione dellispettore della Dia. Ma veniamo a quanto emerso dalle testimonianze. Persechino, appartenente al clan La Torre di Mondragone, ha riferito di essersi pentito nel 2002 quando fu arrestato per lestorsione ai danni di un imprenditore caseario. Di essersi pentito per dare un taglio ad una vita al servizio del clan. Un pentimento maturato anche per ragioni di cuore. Avevo incontrato una ragazza - ha detto il collaboratore di giustizia - completamente estranea alla malavita. Poi la sua deposizione entrata nel merito della bomba fatta esplodere nella villa degli Izzi. Ma per comprendere il tenore delle sue dichiarazioni necessario fare un passo indietro. Era il 17 febbraio scorso quando Augusto La Torre, in video conferenza, dichiar di aver ordinato lui lattentato a Izzi dopo che Venenzio Tripodo sarebbe andato da lui per convincerlo a lasciare in pace Izzi, che Izzi era un uomo allantica e che non avrebbe mai ceduto al tentativo di estorsione. Lintenzione del clan in un primo momento - secondo La Torre - era quella di sequestrare allimprenditore fondano un camion carico di merci dirette ai supermercati del casertano, successiva la decisione di passare agli esplosivi. La verit di La Torre tuttavia era entrata in conflitto con quella del maresciallo dei carabinieri Mario Maffione, in servizio a Fondi allepoca dei fatti. Il militare solo qualche giorno prima della testimonianza di La Torre aveva riferito davanti al collegio presieduto da Lucia Aielli che per gli attentati dinamitardi ai danni degli Izzi era stato arrestato Ugo Buco. E al caso di Ugo Buco e della condanna a suo carico passata in giudicato che ieri i difensori degli imputati si sono appellati per minare lattendibilit dei collaboratori di giustizia. Contro questa linea il Pm Palaia ha anticipato che avr modo di relazionare in sede di conclusioni. Per farla breve ieri Persechino, collegato in video-conferenza con laula del Tribunale di Latina che ospita il processo antimafia, ha riferito di essere stato due volte a Fondi, la prima per effettuare un sopralluogo e la seconda per mettere la bomba, accompagnato da altri personaggi tra cui uno di Fondi indicato da La Torre che aveva dato lordine di procedere allistallazione dellesplosivo. Un fondano che secondo la testimonianza del collaboratore di giustizia allepoca dei fatti aveva tra i 58 e i 60 anni. Impossibile - ha riferito pi tardi lavvocato Giulio Mastrobattista che difende anche Riccado Izzi, figlio di Mario - che questo fondano fosse Ugo Buco: nel 1995 aveva al massimo 30 anni. Persechino ha riferito inoltre qualche dettaglio sulle fasi di preparazione dellordigno e sul posizionamento dello stesso senza per saper fornire chi gli avesse dato lesplosivo e in quale zona di Fondi si trovava la villa degli Izzi. Ci accompagn - ha detto - quello di Fondi, che poi and via. La difesa ha chiesto al Pm di chiarire, attraverso casellario e carichi pendenti, se Persechino per questa sua confessione sia stato mai condannato o sottoposto a procedimento giudiziario. Lispettore della Dia chiamato a deporre dalla Palaia, sempre ad integrazione probatoria, ha riferito sul contenuto delle agende e dei biglietti da visita sequestrati a Venanzio Tripodo sui quali erano segnati numeri telefonici appartenenti a diversi personaggi pi o meno legati alla malavita organizzata. Si va dalle utenze di Peppe oMarocchino (soprannome di Giuseppe DAlterio, noto alle cronache per loperazione Sud Pontino) a quella di Stefano Marciano (considerato prestanome di DAlterio) e dei gestori di un ristorane di Duisburg, legati allomonima strage di ferragosto del 2007. Secondo la testimonianza di Esposito, indicazioni precise la Dia le avrebbe acquisite da organi collaterali di polizia come la Bundeskriminalamt, nota come Bka, polizia nazionale investigativa tedesca. Si torna in aula gioved.
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a cura di R. Cammarone (La Provincia)
pubblicato il 24/05/2011 Ore 17:28