Il caso riguarda un 38enne di Monte San Biagio, Andrea Pannone, imputato per atti sessuali con minorenne, un reato inserito nell'ambito delle violenze a sfondo sessuale. A denunciarlo era stata la famiglia di una quattordicenne di Fondi, di cui era amico, sostenendo che nel 2007 la minorenne aveva subito abusi da lui. Pannone, difeso dall'avvocato Maurizio Forte, si era sempre dichiarato innocente. Nel corso di un incidente probatorio, la ragazzina era però tornata a ripetere le accuse, specificando di non essere stata stuprata, ma di aver fatto volontariamente sesso con il 38enne. Una testimonianza finita direttamente nel fascicolo processuale e che ha portato comunque l'imputato ad essere rinviato a giudizio, essendo reato fare sesso con una minore. Nel corso del dibattimento davanti al Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Pierfrancesco De Angelis, a latere Antonella Minunni e Valeria Chirico, ascoltando vari testimoni è emersa però un'altra verità: la ragazzina avrebbe inventato tutto per nascondere al papà, che aveva scoperto il fatto che lei non fosse più vergine, di aver fatto sì sesso, ma con un suo coetaneo, un fidanzatino. Sembra che, accusando Pannone, la ragazzina avesse pensato di non avere problemi con i genitori. La compagna del 38enne, inoltre, ha specificato che, a differenza di quanto era stato ipotizzato dagli inquirenti, la presunta vittima non si era mai vista nella casa che lei divide con l'imputato. Ieri, terminato il dibattimento, è stato quindi lo stesso pubblico ministero Raffaella Falcione a chiedere l'assoluzione di Pannone, una richiesta caldeggiata ovviamente dall'avvocato Forte e subito accolta dal Tribunale di Latina. Per il 38enne la fine di un incubo durato quattro anni.