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Domenico Tripodo (padre dei fratelli Carmine e Venanzio, ndr), compare d'anello di Tot Riina. E ancora Francesco D'Errigo (padre di Antonino, ndr) collaboratore di Domenico Tripodo. Verit storicizzate per la Dia di Roma che ieri sono tornate in aula, nell'ambito del processo Damasco 2, attraverso la deposizione (contestatissima dalla difesa dei principali imputati) di Francesco Putert, teste del pubblico ministero Maria Cristina Palatia.Il testimone stato ascoltato in riferimento all'operazione Astura, quindi alle intercettazioni telefoniche e ambientali a carico di diverse persone tra cui Venanzio Tripodo e Antonino D'Errigo risalenti al 2007, e ad un'attivit di monitoraggio dei mercati ortofrutticoli d'Italia, tra i quali appunto quello di Fondi. L'investigatore della Direzione distrettuale antimafia ha riferito sull'episodio contestato a D'Errigo da parte della pubblica accusa relativo ad una sorta di recupero credito, un'estorsione, ai danni di Carmine Benincasa. Salvo per definire quest'ultimo un avvocato anzich un professore di Storia dell'arte. Un dettaglio tutto da interpretare, perch se per l'accusa potrebbe essere del tutto ininfluente, per la difesa potrebbe rappresentare una falla sufficiente per affondare il teste. E in effetti ieri gli avvocati hanno tentato in tutti i modi di sminuire la portata delle dichiarazioni di Putert. Ha iniziato l'avvocato Giuseppe Lauretti con un lungo controesame. Puntiglioso sulla parentela tra Francesco e Antonino D'Errigo, ovvero sugli accertamenti eseguiti. Quando l'investigatore ha dichiarato che la parentela era stata oggetto di un accertamento anagrafico, Lauretti ha insistito chiedendo se le risultanze figuravano nell'informativa. Il teste ha detto di s. Circostanza contestata dall'avvocato al quale non risultava alcun certificato anagrafico allegato all'informativa. E il Tribunale ne ha preso atto. Lauretti ha poi insistito sulle investigazioni relative all'operazione Sud Pontino che come noto lo scorso anno port all'arresto di Giuseppe D'Alterio e dei suoi tre figli, ma anche di Costantino Pagano, ritenuto dalla Dda di Napoli affiliato al clan dei casalesi. Casalesi che, come ha riferito Putert, sarebbero entrati al Mof a partire dal 2002. Qui una serie di domande mirte dell'avvocato Lauretti affinch l'investigatore chiarisse se al Mof comandavano i casalesi o i calabresi. Fino al 2002 solo i calabresi ha detto Putert facendo riferimento a Larosa, Garruzzo e Tripodo -, dal 2002 i casalesi per i commerci che riguardavano la tratta Fondi-Caserta-Sicilia e l'Abruzzo. E se i D'Alterio si sarebbero rivolti a Pagano, in quanto dei casalesi, per stare tranquilli, Franco Peppe avrebbe fatto affidamento a Venanzio Tripodo per ottenere vantaggi negli affari e nel recupero dei crediti. L'avvocato Giulio Mastrobattista ha invece chiesto al teste se fosse a conoscenza del funzionamento del Mof, del numero degli operatori, della capacit di produrre reddito. Domande che per il teste non rientravano negli accertamenti svolti. Risposte negative sono invece arrivate sul fronte delle armi e della droga: nessuna intercettazione su questi argomenti, ha riferito Putert, e nessun sequestro. L'avvocato Angelo Palmieri ha chiesto all'investigatore se nel corso degli accertamenti avesse mai incontrato Enzo Addessi (amministratore delegato del Mof) e Giuseppe La Rocca (ex presidente del Mof). Duplice risposta negativa. Palmieri ha insistito anche su un altro aspetto: In tutto il periodo di 'osservazione' avete avuto notizie di reato da chiedere intervento delle forze dell'ordine territorialmente competenti?. Ancora negativa la risposta dell'investigatore.
L'udienza proseguita con l'escussione di altri testi del Pm, in riferimento al procedimento Nitra. Si partiti dal tentato omicidio ai danni dell'imputato Aldo Trani, dal suo soccorso, dalle prime indagini. La rievocazione dell'episodio ha provocato un lungo sfogo di Trani che ha chiesto al presidente del collegio Lucia Aielli di poter fare delle dichiarazioni. E cos, al termine della prima deposizione che lo riguardava direttamente, ha voluto raccontare di quella notte. Di quegli attimi terribili a pochi passi da casa sua, mentre rientrava dopo una lunga giornata di lavoro. Trani ha riferito di non aver visto in faccia il suo aggressore. Ha raccontato del soccorso ricevuto, delle cure e dell'intervento all'ospedale di Fondi e del dramma familiare conseguenza del fatto: la perdita di un figlio in arrivo.
Si torna in aula dopodomani con l'escussione degli ultimi testi del Pm. Il 4 aprile dovrebbero iniziare a sfilare i testimoni della difesa.
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a cura di R. Cammarone - La Provincia
pubblicato il 30/03/2011 Ore 12:34