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Il pentito La Torre in aula per Damasco 2

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Venanzio Tripodo venne da me a chiedermi di lasciare in pace Mario Izzi. Parola di pentito, parola del collaboratore di giustizia Augusto La Torre, uno dei testimoni chiave della pubblica accusa del processo Damasco 2, che ieri stato escusso in videoconferenza dal carcere in cui detenuto.

La sua deposizione iniziata con le domande del pubblico ministero Maria Cristina Palaia volte a chiarire i suoi legami con la malavita organizzata campana e i rapporti di sua conoscenza tra i fratelli Tripodo e la famiglia Izzi. Assistito dallavvocato Emiliano Vitelli, il pentito ha affermato che nel 1980, dopo la morte del padre, aveva preso il posto di questultimo, boss di Mondragone, e che negli anni successivi e fino al 1990 era entrato in cartello con i Casalesi che gestivano le attivit criminali anche nel basso Lazio. Poi io uccisi Benedica, ha affermato La Torre spiegando quindi la fine del sodalizio con il potentissimo clan. E in quanto ai suoi rapporti con i Tripodo ha detto di aver conosciuto di persona solo Venanzio e di nome Carmelo. Il padre dei fratelli Tripodo era amico di mio padre, ha riferito per sottolineare che tra le due famiglie sussisteva a suo dire una conoscenza datata. Dunque la questione Izzi. Contrariamente a quanto emerso dallescussione, appena lo scorso luned, di Mario Maffione, maresciallo dei carabinieri in servizio presso la stazione di Fondi, allepoca dei fatti, La Torre ha detto di essere stato lui il mandante del tentativo di estorsione e degli attentati dinamitardi ai danni dellimprenditore Mario Izzi. Maffione, al termine della sua deposizione, aveva invece riferito che dopo aver battuto la pista che portava a Modragone, dove erano state effettuate perquisizioni presso labitazione della famiglia La Torre e nei supermercati Sorrentino, era stato assicurato alla giustizia per gli attentati a Izzi Ugo Buco di Formia. La Torre, dal canto suo, ieri e a pi riprese ha affermato che nellautunno del 1995 aveva deciso di estorcere del denaro a Izzi e per questo aveva organizzato lassalto ai suoi camion. Una decisione tuttaltro che estemporanea. Per La Torre questa iniziativa sarebbe scaturita da una sorta di regolamento dei conti a favore di suo zio Sorrentino, affiliato ai Sidis di Izzi, in debito con limprenditore di Fondi di mezzo miliardo delle vecchie lire. Lobiettivo finale sarebbe stato il seguente: 200 milioni, lazzeramento del debito con Sorrentino e un pizzo annuo di 50 milioni di vecchie lire. A questo punto, secondo la ricostruzione del pentito, poi contestata dagli avvocati dei principali imputati, i fratelli Tripodo e Aldo Trani, sarebbe entrato in gioco Venanzio Tripodo. Mi disse di lasciare perdere Izzi, che Izzi era un uomo allantica che non avrebbe mai ceduto allestorsione - ha riferito La Torre -. E io gli risposi che se non avesse pagato lo avrei ucciso. Il collaboratore di giustizia, al quale stato revocato il programma di protezione per aver commesso ulteriori reati (circostanza emersa ieri nel corso delludienza), ha poi dichiarato di aver ordinato degli attentati dinamitardi ai danni dello stesso Izzi, nei depositi di Fondi e Frosinone. Tuttavia lo stesso non ha saputo fornire ulteriori dettagli, anche quando il collegio difensivo gli ha fatto notare che a Frosinone gli Izzi non avevano alcun deposito. Nubi anche sulla tempistica indicata dal pentito. Lepisodio della bomba esplosa a Fondi ai danni dellimprenditore, padre per altro di Riccardo Izzi (altro imputato del processo), risale al 26 febbraio del 1996, quando La Torre aveva gi iniziato la sua latitanza. Una condizione questa che certo non gli avrebbe impedito di ordinare attentati. E non questo il punto, infatti. Nei precedenti interrogatori La Torre aveva riferito che la perquisizione presso la sua abitazione era stata effettuata, in sua presenza, dopo lesplosione della bomba. Impossibile che fosse a casa, per lavvocato Giulio Mastrobattista, dal momento che appunto era gi latitante. Giallo anche sulla perquisizione. La Torre ieri ha detto che la stessa sarebbe stata eseguita dalla Polizia, prima della bomba (contrariamente a quanto verbalizzato in precedenza) e comunque dopo lassalto ai camion di Izzi, e che in quelloccasione un agente corrotto gli aveva detto sappiamo che sei stato tu, finiscila senn ti roviniamo. Unaffermazione ripetuta in varie salse, anche dopo aver appreso che per quei fatti, regolarmente denunciati da Izzi, era stato assicurato alla giustizia Ugo Buco di Formia che certo non era tra i suoi uomini. A questo punto La Torre ha affermato che Izzi aveva subito pi attentati e che quelli perpetrati dai suoi uomini non erano stati denunciati. La deposizione del pentito, tralasciando le disquisizioni sulla ripartizione del territorio da parte dei Casalesi (gi note per le vicende legate ad altri processi), ha riguardato anche un sistema di estorsioni legalizzate subite da Izzi attraverso lo scambio di titoli di credito. Un fiume in piena La Torre che, a pi riprese, ha sfoggiato un curriculum di tutto rispetto in fatto di criminalit.


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Articolo a cura di R. Cammarone - La Provincia
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