Arrivano conferme relativamente alla notizia secondo cui la SAIF - la societ campana proprietaria di una vasta azienda agricola nella zona del Salto di Fondi - ha presentato ricorso al TAR contro il decreto del presidente della Giunta Regionale Marrazzo che inserisce larea nel cosiddetto Monumento Naturale del Lago di Fondi.I proprietari, in pratica, non accettano che i loro terreni siano vincolati in unarea protetta quando il Piano Regolatore Generale li destinerebbe invece a comparti edificatori. La SAIF avrebbe a tal proposito presentato una proposta di lottizzazione convenzionata per edilizia abitativa turistica che, dopo aver ottenuto il parere favorevole dellufficio urbanistica, sarebbe dovuta approdare presto in consiglio comunale per lapprovazione. Un insediamento di villette ad uno e due piani, per circa 300mila metri cubi di cemento e capace di ospitare fino a cinquemila persone, che con listituzione del Monumento Naturale e dellannunciato Parco Regionale dei Monti Ausoni resterebbe ovviamente solo sulla carta. Da qui la decisione di rivolgersi ai giudici amministrativi, in particolare alla sezione romana del TAR, che dovranno pronunciarsi a riguardo. Oggetto praticamente da decenni di aspre polemiche - prima per il tentativo da parte dei precedenti proprietari di installarvi una centrale termoelettrica e poi per la possibile realizzazione del suddetto insediamento turistico - i circa 400 ettari situati nella zona costiera del Salto sono recentemente tornati alla ribalta della cronaca per fatti di tuttaltra natura. Come ampiamente riferito nei nostri precedenti tg, il 31 ottobre scorso stato infatti ucciso a Napoli, in un agguato di probabile stampo camorristico, uno dei figli del proprietario dellarea. In considerazione del fatto che tre anni fa, praticamente con le stesse modalit, sempre in Campania, era stato assassinato un altro figlio, la vicenda ha ovviamente alimentato nuove perplessit in tutto il comprensorio.
Per zittire sospetti ed equivoci intervenuto ieri uno dei fratelli delle due vittime. Luomo, un apprezzato avvocato autore di trattati giuridici e direttore di una nota rivista di diritto, ha dichiarato che la sua famiglia decisamente vittima della camorra, e non ad essa collusa come tendenziosamente lasciato invece intendere da qualcuno.
Una circostanza che sarebbe stata riconosciuta anche da organi istituzionali, compresa la Direzione Distrettuale Antimafia, e che sarebbe legata ad una denuncia presentata una quindicina di anni fa, in base alla quale venne arrestato per estorsione, e poi condannato a nove anni di carcere, un noto boss camorrista. I proprietari dellazienda agricola sul litorale fondano sarebbero insomma nel mirino della criminalit per essersi rifiutati di sottostare al racket e non certo per aver organizzato affari con la malavita.
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a cura di la Redazione
pubblicato il 07/11/2006 Ore 15:09