Gli imputati sono Armando Cusani, il suocero Aldo Erasmo Chinappi e il tecnico comunale di Sperlonga, Antonio Faiola, accusati per i rispettivi ruoli nella vicenda, di concorso in abuso d’ufficio e abusivismo edilizio. L’udienza si è aperta con una serie di eccezioni presentate dal legale di Cusani, l’avvocato De Simone. La più significativa riguardava la costituzione di parte civile di alcuni consiglieri comunali di minoranza, tra cui Benito Di Fazio e Nicola Reale. Tutte le richieste, dopo circa un’ora di camera di consiglio, sono state respinte. E nella prossima udienza saranno ascoltati proprio Di Fazio e Reale. A loro si deve la serie di esposti presentati in Procura, da cui è stata avviata l’inchiesta sul Grotta di Tiberio. Gli esponenti politici ritennero, sin dal momento dell’avvio dei lavori della struttura, di dover denunciare dei presunti abusi che riguardavano la ristrutturazione dell’immobile e le relative concessioni edilizie. Tra questi il fatto che la concessione avrebbe dovuto prevedere lavori per 2231 metri cubi e invece l’area coperta ha sfiorato 5mila metri cubi. Dati che saranno illustrati in aula nella prossima udienza dal consulente di parte civile. Intanto ieri sono stati ascoltati l’ispettore della Polizia scientifica che eseguì il sequestro. Un racconto senza colpi di scena, unica nota di rilievo è stata la conferma che dopo il dissequestro non ci sono stati ulteriori ampliamenti. Poi è stata la volta di Carmine Tursi, il vicino che ha confermato quanto sempre sostenuto. La sua proprietà, confinante con l’Hotel, sarebbe stata di fatto «incastrata» tra l’albergo e lo svincolo realizzato dalla Provincia per consentire l’accesso all’albergo.
Questo per un muro di cinta costruito dove prima c’era una pineta. La prossima udienza è fissata al 12 novembre, entro dicembre il processo dovrebbe arrivare al termine.
Il rischio è che i reati vadano in prescrizione.