Si tratta sicuramente di uno dei monumenti più alterati del paese che, dalla ricostruzione del dopo guerra, ha visto solo ora un organico e completo recupero grazie ai lavori di restauro in corso sotto l'alta sorveglianza delle Soprintendenze ai beni architettonici e dei beni storici artistici del Lazio. "E' impegno della Regione portare a termine un'opera da noi iniziata e voluta per la comunità e la città di Lenola – ha detto l''Assessore Astorre, tenuto costantemente aggiornato sullo stato dei lavori - vedere poi, questa chiesa tornare all'antico splendore è una grossa soddisfazione”. All'Assessorato sono stati poi illustrati i consolidamenti strutturali già ultimati, non in ultimo i delicati lavori che stanno recuperando un consistente patrimonio di altre opere nascoste dietro strati di vernici e stucchi . Questa prima fase dei lavori, costata oltre 300.000 mila euro, ha portato alla luce l'epigrafe marmorea relativa alla ricostruzione dell'Abbazia di San Magno di cui si erano perse le tracce da oltre 150 anni. E' stato rinvenuto anche altro materiale marmoreo, molto più antico e di diversa natura, anch'esso sicuramente riconducibile alla medesima Abbazia fondana. Tutto questo materiale, certamente estraneo al contesto storico architettonico di Lenola, presumibilmente fu prelevato dalla soppressa Abbazia e riutilizzato nella ristrutturazione ottocentesca della chiesa parrocchiale di Lenola. Il parroco, ha fatto inoltre appello alla città con una accorata lettera di aiuto e contestualmente ha chiamato in causa gli altri Enti (Provincia, Comune, ente Parco, Comunità Montana) dichiaratisi in parola disponibili a partecipare tutti insieme al completamento di questa ardua e storica impresa: ridare sicurezza, bellezza, dignità alla chiesa madre di Lenola.