E illegittimo, almeno in una parte, il regolamento che disciplina lattivit del Consiglio comunale di Lenola.Lo ha decretato, su parere del Consiglio di Stato, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha accolto un ricorso presentato circa tre anni fa dagli allora consiglieri di minoranza Carlo Pietrosanto, Ettore Panno, Giancarlo Di Fonzo, Andrea Antogiovanni e Alessandro Pannozzo. La vicenda ha inizio nellottobre del 2004, quando i rappresentanti dellopposizione chiesero la convocazione straordinaria del consiglio comunale ponendo la questione della modifica di due articoli del regolamento consiliare, quelli riguardanti la disciplina delle interrogazioni e delle interpellanze. Ritenevano, infatti, che fossero contrari ai principi costituzionali ed alle norme legislative vigenti poste a garanzia delle minoranze, perch non ponevano alcun termine per la risposta, prevedendo invece un termine solo nelleventualit di una richiesta di risposta scritta. Un modo per consentire ai vertici della Giunta guidata dal sindaco Gian Battista De Filippis di stabilire di volta in volta, indiscriminatamente, le modalit ed i tempi di risposta, senza alcuna distinzione per i casi di particolare urgenza. In seguito, con una delibera del 26 gennaio 2005, la proposta di modifica avanzata dallopposizione non veniva accolta; mentre il consiglio vot a favore di quella formulata dalla maggioranza, che prevedeva di introdurre nel regolamento la disposizione in base alla quale interrogazioni ed interpellanze potessero essere presentate non solo in consiglio ma anche al protocollo del Comune. Da qui, limpugnazione per violazione di legge, visto che i consiglieri di minoranza asserivano che la deliberazione fosse contraria a quanto previsto dallarticolo 43 del Testo Unico delle leggi sullordinamento degli Enti Locali, che pone il termine massimo di trenta giorni per una risposta. Dal canto suo, il Comune, proponendo al Consiglio di Stato il rigetto del ricorso della minoranza, aveva ribadito la posizione assunta dalla maggioranza di non procedere alla modifica dei due articoli incriminati, ritenendo che lesercizio delle funzioni dei consiglieri di opposizione fosse comunque sufficientemente garantito. Lamministrazione comunale, infatti, riteneva che la discrezionalit del sindaco di valutare la modulazione e i tempi di risposta, oltre a non essere lesiva di prerogative legittime, assicurasse il buon andamento dello svolgimento delle sedute consiliari, evitando presentazioni a raffica di interrogazioni a risposta verbale, oltre che il rischio di convocare continue sedute consiliari per discutere atti di sindacato ispettivo. Motivazioni non accolte per dai giudici amministrativi dappello; i quali, nel gennaio del 2007, hanno invece ritenuto fondato il ricorso presentato dalla minoranza in quanto le norme impugnate sono illegittime nella parte in cui non prevedono alcun termine di risposta. Dal parere del Consiglio di Stato e dalla successiva proposta del Ministero dellInterno, cos scaturito lo specifico decreto del Presidente della Repubblica.
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a cura di La Redazione
pubblicato il 27/05/2008 Ore 17:23