E’ uno dei dati emersi dal quarto rapporto dell’Osservatorio sulle migrazioni della Caritas presentato ieri nella capitale. Il lavoratore straniero che vive nella nostra regione ha in genere meno di 45 anni e fa lavori non qualificati in aziende con meno di 10 dipendenti. Se a Roma l'incremento medio della popolazione immigrata è stato del 18,1 e a livello regionale del 19,4, nel 2006 nelle restanti province laziali ha raggiunto il 28,1 per cento. L' incidenza degli immigrati nel Lazio è passata dal 7,9 a fine 2005, all' attuale 9,1 per cento. A Latina si ferma comunque al 4,6. Molte le donne, pochi i minorenni e distribuiti nelle cinque province del Lazio a seconda dei motivi di permanenza (lavoro, famiglia, studio e motivi religiosi). L' agricoltura conferma il suo ruolo trainante a Latina come centro ortofrutticolo, con un saldo occupazionale positivo del 12,4 per cento che porta al 7,8 quello del Lazio, regione dove i circa 49mila figli di immigrati iscritti a scuola incidono per il 6 per cento. Le scarse opportunità lavorative offerte agli immigrati nel settore dipendente, rispetto ai livelli di studio e professionali posseduti, induce molti migranti alla scelta della via autonoma come imprenditori. Questo fenomeno, segnala il rapporto della Caritas, è in prevalenza metropolitano e vende concentrarsi nella Capitale il maggior numero sia di titolari (89,5%) che di soci d'impresa stranieri (93,4%) dell'intera provincia che, per altro, si colloca in Italia al secondo posto per numero di titolari d'impresa esteri (il 9% di quelli presenti a livello nazionale). Nel Lazio, secondo i dati di Unioncamere al 30 giugno 2007, rivisti dalla Cna sulla base della cittadinanza, i titolari di impresa con cittadinanza straniera sono 14.226 (il 10% del totale nazionale) e 4.700 soci d'impresa. Nella provincia di Roma i corrispettivi valori sono pari a 12.739 e 4.384 unità. Nelle altre province, rileva il rapporto, i numeri più alti si registrano proprio a Latina, con 701 titolari (il 5% del totale regionale) e 128 soci d'impresa (il 2,7% del totale).