Condanna a tre anni e quattro mesi, da scontare in carcere, per il pastore 53enne, originario della provincia di Frosinone ma residente a Monte San Biagio, che nellagosto dellanno scorso fin agli onori della cronaca nazionale per esser stato arrestato, scarcerato e poi di nuovo arrestato - insieme ad un altro monticellano di 38 anni considerato suo complice e gi condannato a tre anni - per aver appiccato un incendio boschivo in localit Fontana San Vito.La sentenza di primo grado stata emessa ieri presso il Tribunale di Terracina dal Giudice Unico Aldo Morgigni. Il Pubblico Ministero Giuseppe Miliano aveva chiesto una pena a sei anni mentre gli avvocati difensori Palmieri e Ciotti avevano chiesto lassoluzione o in alternativa gli arresti domiciliari. Il Giudice ha altres deciso per il rinvio alla Procura della Repubblica degli atti del fascicolo relativi alla realizzazione e detenzione degli ordigni incendiari per ulteriori indagini e approfondimenti, per i quali lo stesso pastore potr essere processato in futuro. Prevedibile la soddisfazione del Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato e, in particolare, del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale che aveva materialmente eseguito gli arresti. Il nostro lavoro, fra laltro elogiato in aula dallo stesso Pubblico Ministero - si legge in una nota stampa - ha portato a dei risultati che finora non si erano mai raggiunti e che si spera possano fare da deterrente per i prossimi anni. Come forse si ricorder, al processo avrebbe potuto prendere parte come testimone addirittura lex ministro della giustizia Clemente Mastella. Fu proprio lui infatti a chiedere chiarimenti al Procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma dopo che, a seguito di un precedente fermo avvenuto qualche giorno prima, il 53enne monticellano condannato ieri era stato, come detto, scarcerato e il suo presunto complice solo denunciato a piede libero. Secondo il pubblico ministero che si era occupato inizialmente del caso non cerano infatti gli estremi per la custodia in carcere. A seguito anche delle violente polemiche, come detto a livello nazionale, il capo della Procura della Repubblica di Latina Giuseppe Mancini dispose subito dopo la nuova carcerazione dei due. Secondo la ricostruzione del Nucleo Investigativo della Forestale che condusse loperazione, mentre il pastore 53enne era in mezzo alla vegetazione a compiere il misfatto, laltro lo attendeva in auto per raggiungere poi un altro punto del bosco da ardere. A fungere da artigianali inneschi sarebbero stati degli zampironi visto che in uno zaino dei due arrestati, sequestrato al momento del primo blitz, ne furono trovati una ventina.
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a cura di la Redazione
pubblicato il 14/02/2008 Ore 13:52