Nuove conferme sulle preoccupanti condizioni di lavoro cui sono costrette nel territorio pontino migliaia di persone, non solo straniere.Secondo una denuncia della Federazione agro-industria della CGIL, la provincia di Latina infatti duramente colpita da pratiche di lavoro illegali nel settore agricolo, quali lo sfruttamento della manodopera sia italiana che straniera, il caporalato e l'assenza di qualsiasi forma di applicazione dei contratti di lavoro. Secondo il sindacato in queste zone si contano circa diecimila braccianti agricoli regolari e altrettanti assunti in nero, che lavorano anche 12 ore al giorno, percependo una paga per 6 ore di lavoro. Sul fronte retributivo, secondo la FLAI particolarmente drammatica la situazione dei lavoratori extra-comunitari che, se regolari, percepiscono di media una retribuzione oraria di 2 euro e 50, che scende fino ai due euro se il lavoratore irregolare e immesso nel mercato del lavoro attraverso il caporalato. La scottante problematica riguarda per anche altri settori, a cominciare soprattutto dalledilizia ma anche nel commercio e nei servizi centinaia di persone vengono impiegate con salari umilianti e senza alcuna garanzia contrattuale e previdenziale. Proprio di legalit, diritti e contrattazione come elementi necessari per sradicare la pratica del lavoro nero e sommerso, si parlato a Latina in un convegno cui hanno preso parte, tra gli altri, il segretario generale della Flai-Cgil Franco Chiriaco, il prefetto Alfonso Pironti, i direttori provinciali di INAIL, INPS e ASL, il presidente della Commissione Sicurezza della Regione Lazio Luisa Laurelli, e l'assessore alle Politiche agricole della stessa Regione, Daniela Valentini.
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a cura di la Redazione
pubblicato il 11/07/2007 Ore 14:56