Imprevista e clamorosa contestazione allindomani dellabbattimento della cosiddetta muraglia cinese, una massiccia recinzione di tufo situata nella zona fondana di Tumulito che stata demolita nella mattinata di venerd scorso.Secondo quanto dichiarato dallavvocato Francesco Di Ciollo - che assiste decine di occupatori di terreni nella controversia legale contro il Comune, scaturita proprio dopo le demolizioni dei mesi scorsi sulla fascia costiera - quella recinzione era stata realizzata dallamministrazione comunale in carica nei primi anni settanta, con tanto di licenza edilizia. Si sarebbe trattato addirittura di un muro di contenimento per evitare che la duna franasse. Per procedere allabbattimento lattuale amministrazione municipale avrebbe dovuto, insomma, annullare la suddetta licenza. Questo non sarebbe avvenuto e da qui la presunzione di illegittimit dellintervento. Lo stesso avvocato contesta anche il presunto sradicamento o danneggiamento di una trentina di alberi che erano stati piantati in quella stessa area. Si registra un nuovo capitolo, dunque, nellaspra contrapposizione relativa agli abbattimenti sul litorale fondano che vede da una parte il Comune e dallaltra, appunto, gli occupatori dei terreni su cui erano stati realizzati immobili ritenuti abusivi e insanabili e perci demoliti nellautunno scorso. Come ampiamente riferito in pi occasioni, gli abbattimenti sono stati accompagnati da varie polemiche per la presunta violazione di alcuni obblighi di legge da parte del Comune e sono tuttora oggetto di controversie giudiziarie davanti al Consiglio di Stato e alla Corte dappello di Roma. In alcuni casi stata addirittura ipotizzata la richiesta di risarcimento danni a carico dellamministrazione comunale che non avrebbe avuto il diritto di intervenire su quelle aree in assenza di uno specifico provvedimento di reintegra. Unipotesi definita per dal sindaco di Fondi Luigi Parisella come un vero e proprio spauracchio che si tende a generare attraverso notizie allarmanti e fuorvianti. Il Comune asserisce, in pratica, che quei terreni siano di uso civico e dunque nella disponibilit collettiva; gli occupatori sostengono al contrario che tali aree sarebbero state oggetto di conciliazione tra il 1942 ed il 1945, risultando dunque al di fuori del demanio. Lo spettro della richiesta dei danni per le opere di demolizione che invece potrebbe risolversi in un autogol - aveva dichiarato il sindaco - non preoccupa lAmministrazione comunale, che sta perseguendo con coerenza sulla strada dellaffermazione dei diritti della collettivit e dellutilizzo pubblico di un bene di rilevante interesse ambientale, la cui tutela e salvaguardia viene costantemente dichiarata essenziale anche da recenti sentenze della Corte Costituzionale.
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a cura di la Redazione
pubblicato il 28/03/2007 Ore 12:53