Nella lettera gli ex dipendenti spiegano la lunga vicenda che li ha portati ad essere licenziati. Una storia iniziata nel 2003, quando gli stessi inviarono una vertenza per ottenere la declaratoria di appartenenza alla M.o.f. S.p.a. piuttosto che alla coop. Berst Service che gli erogava retribuzioni di gran lunga inferiori a quelle erogate dalla Mof ai propri dipendenti.
Dopo questo atto, si legge nella lettera, «siamo subito stati contattati dai vertici della società che in cambio della rinuncia ad avviare azioni giudiziarie ci offriva l’immediata regolarizzazione del rapporto di lavoro. Abbiamo accettato le condizioni imposte dalla Mof ma quella che ci sembrava una sicurezza raggiunta è durata solo una anno». Secondo i firmatari della lettera, infatti, «nell’aprile 2004 la Mof ha aperto una procedura per licenziamenti collettivi il cui reale intento era solo quello di licenziare tutti quei dipendenti che avevano fatto causa». La società ha poi appaltato i servizi di vigilanza ad un istituto alle cui dipendenze furono riassunti solo parte dei dipendenti precedentemente licenziati e all'interno del quale molti lavoratori sono stati costretti a dimettersi per l'esiguità degli stipendi e le condizioni lavorative.
Tutto questo, si legge ancora nella nota, ha fatto sì che “la più importante realtà economica di Fondi crea disoccupazione proprio tra i cittadini fondani», dimenticando che furono proprio i loro padri che spontaneamente molti anni fa dettero vita alla M.o.f.
“Essendo preclusa ogni azione giudiziaria, concludono i dipendenti, in quanto la M.o.f. dispone di studi legali di alto livello, l'unico modo per ottenere una reintegrazione è quella di rivolgersi alla classe politica sperando che essa voglia intervenire fattivamente per porre fine a questa spiacevole situazione”.