Nicola Provenza ieri alla ripresa degli allenamenti era davvero infuriato e la sconfitta di domenica contro il Chieti gli ha dato
parecchio fastidio.Il marted pomeriggio dedicato proprio
all'analisi della partita precedente. In questi tre mesi (tolta una
settimana in cui era stato licenziato, salvo essere richiamato dopo
una settimana, causa le dimissioni di Capuano) abbiamo imparato ad
apprezzare le doti comunicative del tecnico salernitano. Ci possono
piacere o meno, ma un problema secondario, visto che la questione
che intendiamo porre ben diversa.
Se all'inizio di questa avventura i marted erano fatti di dialogo e
toni sempre misurati, adesso le sue parole sono diverse, perch vede
da parte dei giocatori un impegno che non quello che lui pretende e
i risultati alla fine lo fanno infuriare non poco. Adesso il suo
sguardo parecchio arrabbiato, non pi conciliatorio e si sta
rendendo conto che pu chiedere anche l'impossibile a questa squadra,
ma se poi tutto il lavoro viene stravolto da un errore madornale di
uno o pi singoli mandando all'aria ore e ore di lavoro settimanale,
di fiducia concessa a piene mani, di incoraggiamenti incessanti, la
voglia di mandare tutto a carte quarantotto forte. E la rabbia
prende il sopravvento. Comprensibile, ripetiamo, comprensibile.
Provenza persona mite e difficilmente lo abbiamo visto perdere la
pazienza, ma in queste ultime settimane qualcosa dev'essere cambiato.
Alzare la voce non il suo forte e si vede, ma ieri chi era presente
l'ha visto riprendere i giocatori in maniera parecchio tesa e
parecchio seccata. E francamente diventa desolante ci a cui abbiamo
assistito, perch vuol dire che la deriva ormai diventata uno status
quo da cui c' poco da salvare.
Se un allenatore deve arrivare, in un campionato professionistico, a
spiegare l'Abc del calcio ai suoi giocatori il 22 gennaio (dopo quasi
cinque mesi di campionato), questo l'inizio della fine. Se un uomo
che fa calcio da 20 anni deve ripetere che un modulo tattico non
statico ma sempre in continuo mutamento quindi anche le posizioni
dei giocatori non sono fisse ma sempre intercambiabili (un terzino pu
fare l'attaccante e il centrocampista va a coprire, per fare un
esempio), non ci resta che piangere, come il film di Massimo Troisi e
Roberto Benigni.
C' poco da lavorare sulla testa, parlare parlare parlare, spiegare
concetti, prendere alla buona i giocatori, dar loro pacche sulle
spalle se poi neanche le basi fondamentali sono conosciute da alcuni
elementi. La sfiducia lampante nei giocatori, ma ci che pretende
Provenza (ora non lo chiede pi, ora lo pretende!) il tirar fuori un
orgoglio che per quanto ferito, sempre l, davanti ai loro occhi.
E se a fine allenamento, dopo aver assistito a quella scena e a tante
piccole schifezze (a noi sono parse cos), anche il suo cattivo umore
diventato pessimo tendente al parecchio incazzato al punto da fargli
perdere quel poco di pazienza che gli era rimasta, allora prepariamoci
a vivere una settimana diversa dal Provenza style.
Quando il 9 ottobre stato presentato, l'allenatore sapeva di
affrontare una sfida difficile, consapevole che veniva a Fondi per
allenare, non di fare l'insegnante di scuola calcio.
Articolo
a cura di D. Mosconi
pubblicato il 23/01/2013 Ore 12:12