Pasquale Mezzacapo lo vedevamo ogni volta sul campo, ma non ci diceva
nulla, a parte salutare sempre, rispettosamente chi, si prendeva la
briga di andare a vedere gli allenamenti. Ma, come nella vita, c'
sempre l'occasione giusta per conoscere una persona.Post partita di Aprilia-Fondi (disputata al "Purificato", a causa
dell'inagibilit dello stadio dei biancoazzurri), con i rossobl
sconfitti per 3-1. I ragazzi della curva non erano contenti del
comportamento dei giocatori. Dopo novanta minuti piazzati fuori dal
proprio stadio (Tessera del Tifoso simbolo di qualcosa che i ragazzi
non hanno mai accettato), volevano almeno un saluto dai propri
beniamini. Arrivati fuori dagli spogliatoi, mentre alcuni componenti
della rosa, alla spicciolata se la svignavano impauriti, arriva
accolto dalle tenebre del buio, questo ragazzo scuro di carnagione,
giubbino, tuta della societ, scarpe da ginnastica e marsupio di
traverso. Passo tranquillo, non scappa a differenza di altri, anzi si
ferma con i ragazzi della curva a parlare. Testa alta, dietro di lui
altri due "senatori" (detto con il massimo rispetto) Cucciniello e
Alleruzzo.
Si discute, i toni sono alti. La sua sicurezza il tratto distintivo
di quella discussione. C' una frase che gli ricordiamo quando lo
sentiamo per questa intervista: "Caro Pasquale, tu dicesti: io sono
convinto che ci salviamo, per non ci dovete abbandonare". Non sono
frasi di circostanza, non scappa, ascolta le proteste, le condivide e
promette massimo impegno. E se c' da dare qualche scappellotto,
arrivava anche quello: "Finch non arrivato Capuano. Lui non
ammetteva che i "vecchi" del gruppo si intromettessero. Guai a parlare
per cazziare un compagno, c'era lui che faceva per dieci. A noi
rimaneva da fare, come dire, il contorno, ma il grosso doveva farlo
lui. Quando si incazzava, tremavano i muri. Nessuno che fiatava!".
Arrivato a Fondi dopo l'esperienza nella Real Marcianise, ha subito
avuto un feeling particolare con i ragazzi della curva. C'era il
massimo rispetto per i due ruoli: lui il professionista, loro i
tifosi.
In questa nostra chiacchierata (difficile farla diventare
un'intervista, troppo formale), Pasquale ci racconta la sua esperienza
a Fondi. Lo fa con l'umilt che ha sempre contraddistinto sia il
professionista che l'uomo, arrivando al punto che entrambi i ruoli non
avevano differenze, se non nell'abbigliamento.
Pasquale, hai abbandonato il professionismo per riavvicinarti a casa
"L'ho fatto con piacere, senza rammarico. Le offerte non mi mancavano,
ho anche rifiutato proposte abbastanza allettanti, ma sentivo il
bisogno di fare qualcosa per Marcianise (la squadra attualmente milita
nel campionato di Eccellenza campana), la mia citt. Il presidente,
quando ci ho parlato, mi ha prospettato un progetto interessante che
porter la squadra a voler puntare a vincere il campionato".
Sei soddisfatto della scelta che hai fatto?
"Certamente, le battaglie nella mia carriera le ho fatte e anche
troppe. Ora voglio regalare una gioia ai marcianesi".
Si torna in ritiro, si torna a sudare.
"Questo si! Sono anche abbastanza stanco, perch il mister ci sta
facendo allenare come una squadra professionistica, per non mi
lamento, ho ancora voglia di divertirmi".
Un ricordo della tua esperienza a Fondi?
"Tanti, tutti belli. Mi dispiace aver lasciato questa societ, ma la
cosa che maggiormente mi rattrista - se vogliamo usare questa parola -
quella di non rivedere pi i ragazzi della curva. A loro volevo e
voglio bene, perch mi hanno sempre fatto sentire un signore ed un
fratello maggiore".
Non ti pesava un po il fatto di fare la chioccia agli altri portieri e
sapere che tu non avresti giocato?
"Un po si, inutile negarlo, ma l'ho sempre fatto con entusiasmo,
perch alla fine Andrea (Gasparri) un caro ragazzo e di lui non
posso che parlare bene. Il Direttore (Lanzillo) quando mi prese, me lo
disse chiaro e tondo: dovevo fare da supporto di esperienza per Ivan
(Cacchioli) e Andrea lo scorso anno".
Una partita che ricordi con pi soddisfazione?
"Sicuramente quella del "Partenio" contro l'Avellino. In panchina
c'era mister Trillini e non potr mai dimenticare che tutti, ma
proprio tutti, ci davano per spacciati. Invece facemmo una gran
partita. Rimane il rammarico che se Sabatino (Vaccaro) alla fine
riusciva a segnare, avremmo anche potuta vincerla quella partita (1-1
il finale). Quella fu la vittoria del gruppo, indimenticabile. Ed
anche l c'erano i ragazzi della curva".
Ne parli con gioia
"Sono stupendi, come potrei definirli se non in questo modo. Ovunque
siamo andati, loro c'erano sempre. Questa una similitudine tra Fondi
e Marcianise, che mi fa sentire questo paese ancora pi bello e mio.
Lo dicevo sempre nello spogliatoio: prendiamo da questi ragazzi
l'umilt, perch con tanti sacrifici c'erano sempre. A loro va il mio
ringraziamento di cuore per tutte le parole di stima che ci hanno
sempre regalato e anche per i rimproveri, perch se noi siamo ancora
qui, il merito anche il loro".
Un consiglio che ti senti di dare ai giovani?
"Se parliamo di Fondi, sono fortunati perch con un allenatore come
Capuano, da ragazzino diventi uomo. Io dico solo una cosa: siate
umili, perch nella vita quando arrivano gli "schiaffi" poi se non hai
la scorza dura, ti fai male".
Quest'ultimo spazio lo lasciamo a te...
"Voglio ringraziare tutta la citt, perch sono stato benissimo e la
porter sempre nel cuore. Ringrazio la dirigenza, in testa il
Direttore Lanzillo, perch ho avuto la fortuna di far parte di una
societ seria come poche nei professionisti. Non si badi
all'apparenza, a Fondi si sta bene e nessuno si pu lamentare.
Un'abbraccio sincero a tutti i miei vecchi compagni, a partire da
Andrea e Ivan, miei compagni di ruolo. Chiudo facendo una promessa:
ragazzi della curva, riservatemi un posto, perch quando torno a Fondi
per vedere la partita, voglio stare con voi, cazzeggiare e ridere con
voi".
Lo salutiamo, ma lui vuole ancora dire qualcosa. Dal profondo del cuore...
"Sono stato bene e vi voglio bene. Non vi potr mai dimenticare e
quando sar dalle vostre parti, una pizza la manger sempre
volentieri. Vi seguir sempre con simpatia e rispetto".
Noi a Pasquale ci sentiamo di dire solo grazie e possiamo dire che ci
mancheranno le sue urla quando si studiavano le punizioni. I suoi
rimproveri verso quei compagni disattenti. Ci mancher l'uomo prima
del professionista.
Articolo
a cura di La Redazione
pubblicato il 03/08/2012 Ore 13:00