Gi domani la Corte dAssise di Locri potrebbe riunirsi in camera di consiglio per la sentenza relativa allomicidio di Domenico Carabetta. Sul banco degli imputati Antonino Venanzio Tripodo, in carcere per il procedimento antimafia denominato Damasco 2, ma non per il delitto avvenuto il 12 settembre del 1988.Limputato, calabrese di nascita, con un trascorso pontino - oltre ad aver abitato a Fondi per anni in questa citt che lavorava fino allarresto del luglio 2009 -, anni fa era stato prosciolto dallaccusa di omicidio con una sentenza di non luogo a procedere per non aver commesso il fatto. Tuttavia, le dichiarazioni successive del pentito Lorenzo Federico lo hanno portato a processo. Un procedimento giunto a conclusione con la richiesta a suo carico dellergastolo. Il pubblico ministero Giuseppe Adornato, il mese scorso, al termine della sua requisitoria ha chiesto lergastolo anche per Vincenzo Monteleone e 16 anni di carcere per il collaboratore di giustizia. Carabetta, giovane cuoco di Siderno, sarebbe stato ammazzato, per uno sbaglio di persona, con nove colpi di pistola da Monteleone. Tripodo avrebbe invece fatto da basista al commando, del quale avrebbe fatto parte anche il pentito. Il Pm ha ritenuto credibili le dichiarazioni di Federico secondo il quale il movente del delitto programmato sarebbe da attribuire alla guerra criminale tra i Catanzariti e gli Aurelio di Plat. Lerrore di persona, ha sottolineato laccusa, si sarebbe verificato perch la vittima utilizzava una A112, uguale a quella dei due fratelli ardoresi, ritenuti responsabili dellassassinio di Antonio Catanzariti, avvenuto l11 luglio del 1988. Mercoled scorso la difesa di Antonino Venanzio Tripodo, rappresentata dagli avvocati Eugenio Minniti e Sandro Furfaro, ha chiesto la piena assoluzione. Illogica, contrastante e priva della cosiddetta convergenza rispetto ad altre fonti collaborative stata definita dagli avvocati la verit di Federico. Minniti e Furfaro hanno infatti che il loro assistito era privo di patente di guida in quel periodo e che quindi non avrebbe potuto accompagnare Monteleone e Federico a Brancaleone a a casa di Giacomo Lauro dove trascorreva - secondo la ricostruzione del pentito Federico - la latitanza di Claudio Panzera. E in effetti - hanno aggiunto i due legali difensori - sia Lauro che Panzera hanno sempre negato la visita di Tripodo.
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a cura di La Provincia
pubblicato il 16/06/2011 Ore 12:59