Play video
Non ricordo, non mi risulta, non lo conosco. Ha spazzato via ogni addebito Venanzio Tripodo davanti al collegio del Tribunale di Latina presieduto da Lucia Aielli. Ieri lesame dellimputato di Damasco 2 accusato di associazione mafiosa, condotto dal Pm Maria Cristina Palaia, iniziato con la sua storia.Quella della famiglia Tripodo giunta a Fondi dalla Calabria, quella della sua attivit condotta con il fratello Carmelo presso una concessionaria Bmw nei locali che poi diventeranno i magazzini di una ditta di distribuzione. Unattivit operativa solo per pochi mesi, poi mentre il fratello si metteva al lavoro con la Lazio Net Service, lui si dedicava allortofrutta, alle dipendenze di Franco Peppe al quale doveva soprattutto procurare clienti. Unintermediazione che gli dava soddisfazione. Era questa lattivit per la quale mi impegnavo pienamente - ha detto ieri in aula -, se fosse stato solo per lo stipendio non avrei mai accettato la collaborazione con Peppe. Poi una serie di domande volte a verificare la conoscenza da parte dellimputato di altri coimputati e dei testimoni che a pi riprese, nellambito del medesimo procedimento, lo hanno dipinto come persona vicina alla ndrangheta, come colui che al Mof se la comandava, come colui che con metodo mafioso si sarebbe occupato del recupero credito di Peppe. In merito ai pentiti Carmelo Barbieri e Augusto La Torre ha riferito di non aver mai avuto nulla a che fare con loro. Ha ammesso invece di conoscere Costantino Pagano, della Paganese, il titolare dellagenzia di trasporti, considerato nellambito delloperazione Sud Pontino imprenditore dei casalesi. Lho conosciuto al Mof - ha detto Venanzio Tripodo - ma non mi piaceva. Provavo una certa antipatia. E quando il Pm gli ha contestato ad esempio di aver parlato in un colloquio intercettato di Peppe OMarocchino ha detto di non ricordare a chi si riferiva. Ma solo quando la Palaia gli ha chiesto se conosceva il soprannome di Giuseppe DAlterio lui ha affermato che a Fondi lo chiamavano Marocchino. Dei Domicoli (coloro che secondo laccusa avrebbero messo a segno una truffa ai danni di imprenditori fondani per la quale Venanzio Tripodo avrebbe tentato una mediazione con Cosa Nostra)? Limputato ha detto che ne aveva sentito parlare a Gela. In quanto ai coimputati Antonino DErrigo e Igor Catalano, Venanzio Tripodo ha riferito che al primo lui stesso aveva trovato lavoro presso la ditta di un fratello di Franco Peppe, perch in Calabria era disoccupato, dove era rimasto solo per alcuni mesi perch Fondi non gli era piaciuta, e che il secondo lavorava come operaio presso la ditta di Franco Peppe. Degli Apicella, di Mangolini, di Illuminato? Non conosco nessuno, ha risposto Tripodo. Lesame proseguito con lavvocato Cristina Dello Siesto, difensore di parte civile della Regione Lazio, che ha chiesto allimputato se per entrare al Mof aveva un lasciapassare. Il tagliando era nellauto ha riferito -, ma io parcheggiavo allesterno ed entravo a piedi. Il pi delle volte. Infine le domande del difensore dellimputato, lavvocato Maria Antonietta Cestra, volto a precisare al Tribunale con quale frequenza stava a Fondi e in Calabria: Per due tre mesi stavo con la mia famiglia in Calabria - ha risposto Venanzio Tripodo poi salivo a Fondi per dieci - quindici giorni e poi di nuovo tornavo in Calabria. Nel corso delludienza di ieri si parlato anche del suo matrimonio, dellattivit svolta in Calabria da parte di sua sorella e di sua moglie, dellimpegno profuso da parte dellimputato per la campagna elettorale di Andrea Carnevale. Il Tribunale ha mantenuto la riserva sulla richiesta, avanzata venerd scorso dallavvocato Cestra, di scarcerazione di Venanzio Tripodo per motivi di salute. Riserva rinnovata anche per le istanze di ieri. Sempre lavvocato Cestra ha chiesto la scarcerazione dello stesso Tripodo e di DErrigo alla luce delle risultanze istruttorie per le dichiarazioni di Riccardo Izzi e di alcuni testi.
Clicca qui per guardare il servizio
Articolo
a cura di R. Cammarone - La Provincia
pubblicato il 07/06/2011 Ore 16:12