Nessun sequestro di droga o armi, nessuna gambizzazione o attentato con il tritolo, nessuna situazione tale da rendere indispensabile un arresto in flagranza di reato, ma una valanga di intercettazioni telefoniche e di riscontri tali da far ipotizzare che a Fondi operasse unassociazione per delinquere di stampo mafioso. Questa, in estrema sintesi, la posizione del colonnello Leonardo Rotondi, ex comandante provinciale dellArma, che ieri ha risposto per ore alle domande delle difese e del pm Maria Cristina Palaia, nel corso del processo Damasco 2.Il Tribunale di Latina a breve dovr emettere una sentenza per 33 imputati, la maggior parte dei quali accusati di mafia, in grado di condizionare sia il Comune che il Mof. La testimonianza del colonnello Rotondi, teste dellavvocato Angelo Palmieri, ieri era tra le pi attese. Davanti al Tribunale, presieduto dal giudice Lucia Aielli, a latere Mara Mattioli e Valentina Valentini, lufficiale stato a lungo esaminato dagli avvocati Palmieri, Maria Antonietta Cestra e Giulio Mastrobattista, oltre che dal pm Palaia. Ricordando di aver guidato il comando provinciale dei carabinieri dal 2006 al 2008, il colonnello ha subito riferito che, al suo arrivo a Latina, le indagini su Fondi e sulla presunta associazione mafiosa operante nella Piana erano gi avviate. Si trattava di unindagine - ha riferito il testimone - su Bouzan Hassan e i suoi rapporti con Aldo Trani e altri. Unindagine che poi diventata pi articolata e si andata ad interessare di contiguit tra alcuni settori della pubblica amministrazione e altri soggetti. Abbiamo acquisito elementi di prova sullesistenza di una cappa che condizionava la vita dei cittadini della provincia di Latina, i quali non erano liberi ad esempio di scegliere a quale societ rivolgersi per avere alcuni servizi. Alle domande sul fatto se vi fossero stati attentati in quel periodo a Fondi, il colonnello ha poi risposto in maniera affermativa: Parecchi. Incendi e non solo. Lo stesso Izzi stato vittima di due attentati. Attentati sono stati subiti da Massimo Anastasio Di Fazio. Lintimidazione - ha poi precisato incalzato dalle domande delle difese - non comunque fatta solo di attentati. Io ho fatto il mio dovere e non ho paura di nessuno. A testimoniare sempre ieri poi stato anche lattuale sindaco Salvatore De Meo, ascoltato essenzialmente sulla sua attivit nel sindacato allinterno del Mof. De Meo ha dichiarato di non conoscere di persona Venanzio Tripodo, ma di aver parlato qualche volta con Carmelo Tripodo. Il testimone ha inoltre riferito che i Peppe facevano parte della sua associazione sindacale e che, allepoca dei fatti, al Mof si poteva entrare liberamente, senza troppi controlli.
Articolo
a cura di C. Pistilli - La Provincia
pubblicato il 17/05/2011 Ore 12:07