Play video
Trascorso oltre un anno dalla chiusura delle indagini preliminari e interrogati, come da loro richiesto, alcuni degli indagati, il pm Giuseppe Miliano ha ora chiesto il rinvio a giudizio degli indagati in Damasco 3. In nove sotto accusa, tra politici, funzionari comunali e imprenditori, a carico dei quali sono stati ipotizzati numerosi reati contro la pubblica amministrazione.Nel corso dell’inchiesta Damasco 1, sul presunto giro di usura che a Fondi sarebbe stato diretto dal commerciante Vincenzo Garruzzo, e dell’inchiesta Damasco 2, sulle presunte infiltrazioni mafiose in Comune e al Mof, entrambe dirette dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, emersero una serie di ipotesi di reato di competenza della Procura ordinaria. La Dda girò tali situazioni agli inquirenti pontini e il pm Miliano aprì l’inchiesta Damasco 3. Lo scorso anno, il pm Miliano inviò l’avviso di chiusura delle indagini a nove indagati: la funzionaria comunale Tommasina Biondino, detta “Tina”, l’ex comandante dei vigili urbani Dario Leone, l’ex vice comandante Pietro Munno, l’ex assessore Riccardo Izzi, tutti già imputati in Damasco 2, l’imprenditore Mario Izzi, il consigliere regionale Romolo Del Balzo, il barbiere Giuseppe Canale e gli imprenditori Luigi Spagnardi e Roberto D’Agostino. Per Riccardo Izzi, ritenuto dalla Dda l’uomo che portò le mafie a Palazzo, il pm Miliano ipotizzò i reati di peculato, abuso d’ufficio, concussione e riciclaggio. L’ex assessore avrebbe utilizzato a fini personali il cellulare che gli era stato dato dal Comune, avrebbe favorito sei società per ottenere subito i pagamenti dall’amministrazione comunale, avrebbe preteso da un tecnico 15mila euro, per fargli ottenere pagamenti privilegiati relativamente alla direzione lavori da lui sostenuta in un progetto comunale, e avrebbe consentito all’immobiliarista Massimo Anastasio Di Fazio, già imputato sia in Damasco 1 che in Damasco 2, di cambiare assegni a lui dati dagli usurati presso le attività di famiglia. Il consigliere regionale Del Balzo, inizialmente inquadrato dalla Dda come il referente delle mafie fondane alla Pisana, è stato invece accusato di peculato sempre per l’uso del telefonino. La funzionaria Biondino è stata indagata di peculato, per il telefonino di servizio, di abuso d’ufficio per le sei ditte che avrebbe voluto favorire Izzi e di turbativa d’asta, favorendo l’imprenditore Luigi Spagnardi nell’appalto del 2008 relativo alla realizzazione della segnaletica nel mercato di via Mola Santa Maria. Leone e Spagnardi sono accusati sempre di turbativa d’asta per l’appalto del mercato e Munno di abuso d’ufficio, ritenendo che abbia favorito un commerciante per l’assegnazione dei posti al mercato. Mario Izzi è stato indagato di riciclaggio sempre per gli assegni di Di Fazio e Canale di millantato credito, in quanto si sarebbe fatto consegnare 1.500 euro da una donna assicurandole che aveva conoscenze all’ufficio del giudice di pace di Terracina e le avrebbe fatto restituire la patente a lei ritirara dai carabinieri. D’Agostino, infine, è accusato di favoreggiamento, in quanto avrebbe cercato di sviare le indagini su Izzi. Ora sarà il giudice per l’udienza preliminare a fissare un’udienza dove decidere se accogliere le richieste di rinvio a giudizio formulate dal pm Miliano.
Clicca qui per guardare il servizio
Articolo
a cura di C. Pistilli - La Provincia
pubblicato il 07/05/2011 Ore 19:07