L’inchiesta venne aperta nell’ambito appunto delle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Roma su Fondi. Nel 2005 i carabinieri del Nucleo investigativo provinciale iniziarono a compiere accertamenti su una presunta associazione mafiosa operante in provincia di Latina e successivamente intercettarono delle telefonate tra alcuni sospettati e l’allora assessore Riccardo Izzi. Era appena iniziata l’inchiesta denominata “Damasco”. Pedinando il barbiere Canale, i militari dell’Arma si convinsero che, anche in cambio di una semplice cassa di frutta o di una busta di spesa, il barbiere riuscisse ad avere da un magistrato inquirente della Procura, definito al telefono “l’amico grande”, e da un cancelliere, chiamato “l’amico piccolo”, informazioni riservate su indagini in corso a carico di Izzi e non solo. La Procura di Perugia aprì un fascicolo, chiedendo inizialmente l’archiviazione, a cui si oppose il giudice per le indagini preliminari. Disposte nuove indagini sulle interrogazioni fatte ai terminali della Procura a marzo 2007, in occasione di tre visite fatte in via Ezio da Canale, gli inquirenti umbri lo scorso anno chiusero quindi le indagini preliminari, mettendo l’ex magistrato, il cancelliere, Izzi e Canale sotto accusa. Un atto a seguito del quale il cancelliere ha anche scelto di farsi interrogare. Ora l’udienza preliminare. Se rinviati a giudizio i quattro imputati dovranno subire un processo. Il prossimo 12 aprile a difendere, a Perugia, l’ex magistrato, il cancelliere, Izzi e Canale saranno gli avvocati Renato Archidiacono, Pasquale Lattari, Giulio Mastrobattista, Giuseppe Innamorati, Maria Antonietta Cestra e Giuseppe Lauretti.

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