Il 36enne ucciso ieri a Sant’Antimo, alla periferia nord del capoluogo campano, era infatti uno dei dieci figli del proprietario di una vasta azienda agricola situata in località Salto di Fondi, da anni al centro di aspre polemiche per la sua destinazione urbanistica.
Noto alle forze dell’ordine per lievi precedenti penali, il 36enne freddato ieri gestiva una ditta che forniva videopoker e videogiochi a bar e locali.
L’uomo è stato assassinato con una raffica di colpi d’arma da fuoco proprio all’interno della sua azienda.
A destare ulteriore clamore l’uccisione, tre anni fa, di un altro suo fratello, un imprenditore del settore edile, ammazzato sempre da una raffica di colpi d’arma da fuoco a Grumo Nevano, a pochi chilometri da Napoli.
Anche se non risultano collegamenti diretti con le attività dei loro familiari presenti a Fondi, i due omicidi alimentano ovviamente nuove perplessità e non è da escludere che nei prossimi giorni si registrino a riguardo interventi di associazioni e forze politiche.
Tornando all’azienda agricola del Salto, di cui come detto è proprietario il padre delle due vittime, vale la pena ricordare che si estende su una superficie di circa 400 ettari e che fu acquistata nei primi anni settanta da un noto petroliere italiano costretto, sulla scia di eclatanti proteste popolari, a rinunciare al progetto di installarvi una centrale termoelettrica.
Attualmente coltivati a kiwi e a fieno, quei terreni sarebbero destinati dal Piano Regolatore Generale a tre comparti edificatori per un totale di cinquecentomila metri cubi di cemento.
A tal riguardo sarebbe stato presentato anche un piano di lottizzazione convenzionata per la realizzazione di villette ad uno e due piani.
Un insediamento immobiliare finora restato sulla carta, e destinato a rimanere tale qualora fosse istituito l’annunciato Parco Regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi, all’interno del cui perimetro rientrerebbe, anche, proprio questa vasta zona del litorale fondano.