Nuovo clamoroso capitolo nella vicenda giudiziaria relativa alla presunta truffa milionaria, messa in atto nei mesi scorsi da una societ finanziaria operante nel sud-pontino, di cui sarebbero rimaste vittime decine di persone anche di Fondi.Due dei diciassette tra amministratori e promotori della societ indagati lestate scorsa nellambito della relativa inchiesta della Procura della Repubblica di Latina hanno infatti chiesto, in qualche maniera a sorpresa, di essere ammessi al patteggiamento. Si tratta di due componenti dellex consiglio di amministrazione della societ, nel frattempo dichiarata fallita, che chiedono di essere condannati, rispettivamente, a quattro anni e quattro mesi, e a tre anni e quattro mesi, per lunico reato di bancarotta.
Una richiesta che dovrebbe essere accolta dal sostituto procuratore Luigia Spinelli evidentemente convinta che, in base agli elementi finora raccolti, sarebbe difficile sostenere in dibattimento laccusa per associazione a delinquere come invece inizialmente ipotizzato. La Procura sarebbe insomma intenzionata ad ottenere condanne certe, invece che affrontare un lunghissimo processo col rischio, fra laltro, della prescrizione. Per gli altri quindici indagati resterebbero dunque in piedi, oltre alle ipotesi di bancarotta, solo quelle di esercizio abusivo della professione e raccolta abusiva di danaro. La novit processuale non stata ovviamente accolta di buon grado dalle centinaia di persone che si ritengono truffate e defraudate - in alcuni casi anche di centinaia di migliaia di euro e che ora rischiano di dover cercare un risarcimento esclusivamente in sede civile, con le prevedibili lungaggini di rito. Molte di loro chiederanno perci di essere ammesse a costituirsi parte civile anche se di fronte ad un patteggiamento, in considerazione soprattutto del fatto che il procedimento penale in questione partito proprio da loro specifiche querele. Queste decine di risparmiatori, alcuni finiti letteralmente sul lastrico, starebbero contemporaneamente vagliando la possibilit di chiamare direttamente in causa gli organi di controllo dello Stato - in particolare il settore Ispezioni dellUfficio Italiano Cambi e la Banca dItalia - colpevoli, a loro avviso, di non aver impedito allormai fallita societ finanziaria di raccogliere diversi milioni di euro con la promessa che quei soldi sarebbero stati utilizzati per lemissione di titoli obbligazionari dai consistenti premi annuali, di fatto risultati inesistenti o comunque mai onorati.
Articolo
a cura di la Redazione
pubblicato il 30/10/2006 Ore 14:55