Quelli di Venanzio Tripodo, Riccardo Izzi, Antonio Schiappa, Franco e Pasquale Peppe, Igor Catalano, Alessio Ferri, Antonio DErrigo, Vincenzo Biancho sono i volti, secondo le motivazioni del gup Aldo Morgigni,dellassociazione a delinquere di stampo mafioso nata a Fondi, tra il Mof e il Comune dai primi anni 90 e operante fino al 2008. A loro contestato il 416 bis mentre restano in sospeso le posizioni di Carmelo Tripodo e Aldo Trani, per i quali, il gup Morgigni non ha potuto pronunciarsi per incompatibilit. In totale 24 su 38 indagati sono stati rinviati a giudizio prima che, ieri sera, la Corte dAppello accogliesse le ricusazione di Morgigni inoltrata dai difensori. Insomma tutto potrebbe essere da rifare e paradossalmente sarebbero tutelate solo le posizioni di Trani e Tripodo, rimasti fuori. Daltronde, tuttavia, Morgigni non ha avuto scelta a causa dellimminente scadenza dei termini di custodia cautelare degli imputati. Ma tale lo stato della giustizia. Il lavoro dellautorit giudiziaria potrebbe essere cancellato e rifatto da zero.
Intanto, fino a decisione contraria, i rinvii a giudizi restano in piedi secondo la ricostruzione di Morgigni. Per il gup ricusato lassociazione di stampo mafioso era promossa e diretta da Carmelo, Venzanzio Tripodo e Aldo Trani attraverso le ditte Lazio Net Service e Tripos Multiservizi che, con la complicit dellex assessore ai lavori pubblici, guadagnavano appalti e ricevevano pagamenti anticipati. Ma anche la Eurodis Giada e la Ortofrutta fr.lli Peppe che in realt erano controllate dai fratelli Tripodo i quali al Mof avevano cos ottenuto il monopolio del commercio. Cos erano i ruoli: Tripodo, Catalano e Francesco Bianchi (nel frattempo deceduto) intimidivano - si legge nel documento giudiziario - concorrenti e titolari delle imprese che entravano in rapporti di affari con le ditte riferibili ai Tripodo al fine di sottometterle, rafforzando cos assoggettamento e omert indotti dal sodalizio, anche utilizzando, quando necessario, soggetti collegati a cosche calabresi ed in particolare la cosca Romeo operante in San Luca, il cui rappresentante sul posto era Antonio DErrigo. Quanto a Ferri era responsabile del traffico di stupefacenti, per lo pi cocaina e hashish i cui proventi venivano reinvestiti nelle societ locali, mentre Schiappa custodiva le armi provenienti dallo stesso traffico.
Questo era quanto accadeva al Mof. Sullaltro filone, ad aprire luscio del Comune a Tripodo e Trani era Riccardo Izzi, al quale il sodalizio aveva assicurato il suo pacchetto di voti in cambio di favori. Questi si sono tradotti, dal 2005 al 2006, in illecite acquisizioni di appalti e servizi pubblici ottenuti anche grazie alle intimidazioni e ai collegamenti del sodalizio con la 'ndrangheta calabrese del clan La Minore.
Quanto ai dirigenti e funzionari comunali (tra cui Tommasina Biondino, Gianfranco Mariorenzi, Dario Leone, Pietro Munno e Serafino Stamegni) avrebbero acconsentito a dare la precedenza o a favorire le ditte e le pratiche segnalate da Izzi, senza tuttavia prendere parte al sodalizio.
Emerge anche la posizione, netta, dellattuale sindaco Salvatore De Meo, allora assessore allurbanistica, il quale, si legge nel documento firmato da Morgigni, sarebbe intervenuto in un occasione per impedire che i progetti di Izzi e dellimmobiliarista Massimo Di Fazio Peticone andassero in porto. I due stavano intralciando infatti la costruzione su un terreno edificabile ed in regola per obbligare il titolare a vendere il terreno ad un costruttore cliente di Peticone.
Accolta la richiesta a non procedere invece per lassociazione mafiosa nei confronti dei parenti prestanome dei fratelli Tripodo e di Trani, salvo comunque ritenerli responsabili di aver favorito le loro attivit.
Morgigni aveva fissato linizio del processo al prossimo 20 ottobre. Ma ormai nulla pi certo. Almeno finch il tribunale di Roma non riuscir a districare una matassa troppo intricata.
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a cura di I. Chinappi - Il Territorio
pubblicato il 02/07/2010 Ore 15:34