Si è appena celebrata una delle pagine più drammatiche e tristi della storia della provincia pontina ed in particolare della città di Cisterna.Se le parole potessero alleviare il dolore della famiglia Ramadù per la morte di Massimiliano(uno dei due giovani militari uccisi a Kabul durante l'ultimo attentato alle truppe italiane)forse scorrerebbero a fiumi.
Trovare le parole adatte è difficile quando i sogni di una famiglia vengono spezzati; ma la politica italiana, anche attraverso le istituzioni, ha il dovere di non vanificare il martirio dei nostri militari in missione. Il sacrificio dei nostri ragazzi,come ogni dedizione nobile portata fino alle estreme conseguenze deve generare una speranza più grande: la cultura della solidarietà.
Perchè i nostri militari non sono dotati solo di un pesante equipaggiamento, ma soprattutto di un “pesante” principio:quello della buona italianità. Il che significa capacità d'incontrare la gente,stare vicino agli altri, specie a chi soffre e noi italiani conosciano bene questa virtù.
Maggio 2010 in Afganistan,una terra lontana, muoiono due soldati italiani:uno è Massimiliano Ramadu' di Cisterna, paesone della piana pontina dove ci si accorge solo ora che una guerra tanto lontana può toccare anche la città. Sono tanti gli uomini e le donne in divisa,spesso figli di tanti paesoni, che portano in giro per i 4 punti cardinali della Terra, il drappo Tricolore e i principi della nostra civiltà occidentale. Ma una guerra ancora più atroce la combattono i familiari che spettano a casa giorno dopo giorno, che il proprio soldato li chiami...anche soltanto per pochi minuti,per sentirne la voce ed avere l'illusione di averli un po' più vicino.
Articolo
a cura di M. Antonelli
pubblicato il 21/05/2010 Ore 14:01